Il cipresso

[di Simona Otranto – Erborista]

Leggenda vuole che Apollo avesse affidato alla custodia del giovane Ciparisso un cervo sacro di incomparabile bellezza. Trascorrevano insieme tutto il tempo fino a quando, un giorno, lo colpì mortalmente per errore con una freccia. Disperato, per ciò che aveva involontariamente fatto, chiese ad Apollo di essere reso immortale per poter piangere, per sempre, in ricordo del suo amato cervo. Fu così che le lacrime di Ciparisso si trasformarono in piccole foglie color verde cupo e i suoi piedi mutarono in radici profonde. Nacque quel giorno il cipresso, simbolo d’immortalità.

Il nome cipresso, dal latino cupressus e dal greco kuparissos, ha un’origine etimologica dubbia. Per molti deriva da Kupros, nome greco dell’isola di Cipro, probabilmente perché ne ospita in abbondanza; per altri da koper che invece significa resina.
Il nome scientifico è Cupressus sempervirens L., è un albero sempreverde originario dei paesi del mediterraneo orientale e dell’Asia minore, può raggiungere anche i 40 metri di altezza. Ci sono due principali varietà che si diversificano per il portamento: la prima, pyramidalis o stricta, colonnare, tipicamente ornamentale, caratteristica di alcuni paesaggi toscani, che si utilizza principalmente come frangivento a protezione delle colture mediterranee; la seconda, horizontalis, tipica delle piante spontanee o da seme, con chioma ovale a rami orizzontali, spesso usata nel rimboschimento di terreni aridi. Le foglie sono squamiformi e presentano una ghiandola resinifera sulla superficie dorsale. Sulla stessa pianta ci sono sia infiorescenze formate da soli fiori maschili che infiorescenze formate da soli fiori femminili. I frutti si formano dalle brattee delle infiorescenze femminili che lignificano formando degli stobili, chiamati galbuli, che custodiscono i semi alati.

La droga, ossia la parte della pianta che contiene i princìpi attivi, è costituita dai galbuli e dai rametti con le foglie. I galbuli si raccolgono a partire dal secondo anno di produzione della pianta, in inverno, quando sono ancora verdi e non del tutto induriti. I rami e le foglie giovani, maggiormente ricchi di resina, si raccolgono invece in primavera, tra marzo e aprile. L’uso del cipresso è tra i più antichi rimedi erboristici conosciuti. Ippocrate ne consigliava l’uso nella “caduta del retto” e per far cessare le “perdite rosse”. Indicato come componente essenziale per il confezionamento di incensi esoterici. I galbuli, ricchi di tannini, hanno un’azione vasocostrittrice, antinfiammatoria e tonica sulla muscolatura della vescica; agiscono sulle membrane cellulari inibendo la permeabilità dei vasi sanguigni; rientrano tra i rimedi utili per migliorare la circolazione venosa e periferica. Vengono utilizzati sia per via interna che esterna soprattutto nel trattamento delle varici, delle emorroidi e nelle metrorragie con squilibrio ovarico nella menopausa. Le foglie e i rami, ricchi di olio essenziale, hanno proprietà balsamiche ed espettoranti;sono utilissimi, per via orale, come sedativi della tosse e antinfiammatori dell’apparato respiratorio. Per uso esterno sono consigliati nella preparazione di lavande ad azione detergente e antisettica.

28 gennaio 2023 – © riproduzione riservata

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