Il colpo di calore
[di Fausto Bolinesi – medico di famiglia]
Con l’arrivo della stagione estiva e con le giornate di caldo che questa comporta, puntualmente compaiono sulle testate giornalistiche locali e nazionali e nelle analoghe reti televisive, servizi su come comportarsi per difendersi dai danni che provoca l’eccessivo calore. Mentre scorrono le consuete immagini di turisti che si rinfrescano nelle fontane o presso fontanelle, una voce ci invita a non esporci al sole ed evitare di uscire di casa nelle ore più calde della giornata. Consigli utilissimi perché è noto che è forte e diffusa la tentazione di godersi una tazza di tè o una cioccolata calda seduti su una panchina alle tre del pomeriggio o di passeggiare o correre sotto il sole dell’anticiclone africano.
Il problema è che il colpo di calore, cioè l’aumento della temperatura corporea oltre i 40 gradi centigradi causato dalla incapacità del nostro organismo di dissipare il calore accumulato, può colpire anche senza la diretta esposizione al sole quando la temperatura ambiente è elevata e c’è un alto tasso di umidità che ostacola il meccanismo più importante per raffreddare il nostro organismo: la sudorazione. In una zona del nostro cervello, chiamata ipotalamo, esiste il centro termoregolatore, un vero e proprio termostato che, “dialogando” con recettori periferici, mantiene costante la temperatura corporea garantendo l’equilibrio tra il calore prodotto dal nostro organismo per il mantenimento delle funzioni vitali e il lavoro muscolare, e la dispersione all’esterno di questo calore. Tutto questo avviene aumentando la quantità di sangue dirottato in periferia, cioè nello strato sottocutaneo, e attivando le ghiandole sudoripare: e infatti durante e subito dopo un esercizio fisico siamo sudati e accaldati. Come detto, temperatura esterna e tasso di umidità elevati ostacolano la dispersione di calore e la temperatura corporea sale provocando l’attivazione di particolari proteine (citochine proinfiammatorie) che causano danni ai vari organi, primo dei quali il cervello, e infatti uno dei primi segni del colpo di calore è una alterazione dello stato di coscienza. Possono poi comparire sintomi come stanchezza, cefalea, vertigini, dolori muscolari e segni quali ipotensione, disidratazione, respiro frequente.
La terapia, neanche a dirlo, consiste nel raffreddare il soggetto colpito con i mezzi al momento disponibili a cominciare dagli impacchi freddi. Poiché, a differenza della febbre, il centro termoregolatore non è starato, i farmaci antifebbrili sono inutili, anzi ci sono farmaci che invece, proprio per il loro meccanismo di azione, possono favorire l’insorgenza del colpo di calore, come ad esempio alcuni antipertensivi e antistaminici. I soggetti più a rischio sono quindi gli anziani e coloro affetti da patologie croniche che vivono in ambienti poco freschi e non climatizzati.
17 luglio 2024 – © riproduzione riservata