Il corbezzolo
[di Simona Otranto – erborista]
Il corbezzolo, Arbutus unedo L., è una pianta tipica della macchia mediterranea, sempreverde, appartenente alla famiglia delle ericaceae. Le dimensioni sono varabili: da un piccolo arbusto a un albero alto anche tre o quattro metri. La corteccia è di un colore rossastro caratteristico che si sfalda in sottili placche allungate, le foglie sono ovali-oblunghe e acuminate su entrambe le estremità a margine seghettato e consistenza coriacea. I Romani lo chiamavano unedo, come riportato anche da Plinio il vecchio, da unum edo, “ne mangio solo uno”, perché il frutto, una bacca carnosa tondeggiante dalla superficie tubercolata, che ricorda il sapore della fragola, è inizialmente dolce poi acidulo. Chiamato comunemente anche albatro o arbuto, molto decorativo, ha una peculiarità: contemporaneamente, tra il verde intenso delle foglie, sono presenti, sia i fiori campanulati bianchi che i frutti rossi. Praticamente la pianta fiorisce a maturazione dei frutti prodotti dalla fioritura dell’anno precedente. La compresenza di bianco, rosso e verde, i colori della bandiera italiana l’hanno elevato a simbolo patrio fin dal risorgimento. Il corbezzolo è longevo, può diventare plurisecolare in ambiente adatto e, per la sua bellezza, è molto utilizzato come pianta ornamentale in parchi e giardini.
Curiosità: compare nelle esequie di Pallante, compagno di Enea, il cui letto funebre viene intrecciato con verghe di corbezzolo e di quercia. Probabilmente la presenza di questo arbusto, dalle foglie sempreverdi, è un augurio di immortalità. Nel linguaggio dei fiori, la bianca campanula evoca, invece, il simbolo dell’ospitalità. Al plurale, “corbezzoli!”, è un’esclamazione di meraviglia adottata in particolare in Toscana. Le foglie, poi, venivano in passato utilizzate per la concia delle pelli.
Veniamo ora agli utilizzi e alla descrizione delle proprietà terapeutiche. La droga è costituita dalle foglie giovani, raccolte tra maggio e agosto, nella parte terminale del ramo, essiccate all’ombra. Contengono, tra i principi attivi, polifenoli (arbutoside), resine, tannini. Hanno proprietà astringenti, leggermente disinfettanti del tratto uro-genitale, diuretiche. Vanno impiegate in piccole dosi.
I frutti sono eduli, ottimi per confezionare marmellate. Discreto è il contenuto di vitamina C e polifenoli dalle proprietà antiossidanti. Inoltre, da essi, attraverso un processo di distillazione, si ottiene un’acquavite (tipica preparazione sarda) mentre, con la fermentazione, è possibile gustare il cosiddetto “vino di corbezzolo” a bassa gradazione alcolica. Gradevolissimo è anche il liquore ottenuto per macerazione delle bacche (dai dieci ai trenta giorni) in soluzione alcolica e zucchero.
Il corbezzolo è una pianta nettarifera. I fiori, che compaiano a novembre, sono visitati dalle api se il clima è ancora mite. Il miele di corbezzolo è l’ultimo miele che le api producono prima di ritirarsi in alveare per il periodo invernale. Il freddo improvviso può comprometterne la produzione. Il sapore miele risulta amarognolo e aromatico.
18 novembre 2023 – © riproduzione riservata