Il liceo scientifico Medi

[di Crescenzo Marino]

Era martedì primo ottobre 1968 quando suonò per la prima volta la campanella del Liceo Scientifico di Battipaglia, nato come sede distaccata del Da Procida di Salerno e poi nel 1973 diventato Liceo autonomo Enrico Medi, nella prima sede ricavata nel primo piano di un palazzo sito in via Benevento (poi in via Vittorio Emanuele fino alla sede attuale in via Domodossola). In 53 anni di storia sul terreno solido dei suoi banchi, nelle sue aule tappezzate di studenti e domande, sotto un cielo di ardesia e di gesso, generazioni di battipagliesi e non, hanno seminato speranza e futuro, da raccogliere poi nelle stagioni infinite della propria vita. Chiudo gli occhi per un istante: sento suonare quella campanella e mi ritrovo catapultato nella mia classe. La vita condivisa, attimo per attimo, con le pulsioni dell’età, le ansie, i conflitti, le gioie e le complicità con i compagni alla ricerca di un’identità che si andava formando. La corsa agli ultimi banchi a inizio anno, le prime sigarette fumate nei bagni, i filoni nelle giornate di sole, le chiacchierate nei corridoi durante la ricreazione, il tanfo dei sudori e degli umori ormonali dopo l’ora di educazione fisica, le gite di primavera, le occupazioni, i compiti copiati o lasciati copiare prima di entrare. Storie di ragazzi che hanno respirato a pieni polmoni l’aria dorata di anni magici nei quali risuonava nel cuore di ognuno il carpe diem della giovinezza, di incontri speciali, di studi matti e disperatissimi, di sogni, di amori infiniti e già finiti. Rivedo gli insegnanti che si sono susseguiti: Paola Rocco, Roberto Landi, Luigi Saia, Fulvio Caporale, Gianfranco Volpe, Liliana Di Marco, Amerigo Bichi, Luigi Avino, Don Roberto Nicolino, Maria Fresolone, Anna Maria Guidotti, Gennaro Ruggiero, Pepè Pellegrino, Tiziana Franco, il mitico Ugo Braca e l’immensa Clotilde Castaldo, una di quelle insegnanti che ti davano qualcosa su cui pensare da portare a casa oltre ai soliti compiti. E ancora Rocco De Martino il bidello/preside, Carminuccio De Simone “uno, due e tre ambedue dal preside”, la colonna portante della segreteria, per oltre 40 anni, Adriana Ferraro. E dulcis in fundo la preside Silvana Rocco artefice della trasformazione del Medi in polo liceale, atteso da anni in città. Ricordare vuol dire “riportare al cuore”, ridare cioè alla “ricerca del tempo perduto” l’opportunità di restituirci emozioni che abbiamo vissuto, sentimenti che ci hanno formati, pensieri scolpiti quasi a voler custodire, nelle nostre radici, lezioni di vita sempre attuali, che fanno parte di noi e che guidano il nostro agire anche oggi. Ricordare è fare memoria del passato, è prendere coscienza del presente per recuperare la voglia di rilanciare la capacità di immaginazione del futuro. Non erano ancora quelli gli anni dell’odiosa indifferenza contro cui Don Milani avrebbe eretto il suo motto “I care (mi sta a cuore)”. Non c’era ancora lo smarrimento nichilista, “l’ospite inquietante”, che oggi serpeggia fra i ragazzi e le ragazze dell’era tecnologica. È passato tanto tempo, da quando ognuno di noi partì per andare a trovare la propria strada. L’abbiamo trovata? La stiamo ancora cercando? Forse come accade da sempre sono successe tutte e due le cose ai fortunati studenti del Medi di Battipaglia.

Nella foto: una classe del Liceo Medi

27 novembre 2021 – © Riproduzione riservata

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