Il pianoforte

Tanto successo, probabilmente, non se lo sarebbe aspettato neanche il suo inventore.
Si tratta del pianoforte, strumento musicale che, col suo fascino, la particolarità del suono e l’adattabilità ai diversi repertori, ha conquistato l’ammirazione dei musicisti e del pubblico di mezzo mondo.
Era il 1711. L’italiano Bartolomeo Cristofori stava lavorando al clavicordo, una sua invenzione con una meccanica poco affidabile, che limitava di molto le possibilità esecutive del musicista. Fu allora che Cristofori mise a punto uno strumento in grado di produrre suoni d’un’ampia gamma d’intensità, dal piano al forte, e da una meccanica  funzionale e scorrevole. Ovviamente non era paragonabile agli strumenti odierni, macchine dalla meccanica scorrevole e precisa.
Almeno in una fase iniziale, l’invenzione di Cristofori dovette competere con il clavicembalo, collaudato strumento a tastiera ben radicato nei salotti di tutta Europa. Il limite del clavicembalo, tuttavia, era quello di non consentire le diverse gradazioni d’intensità. Un handicap che ha fatto sì che il pianoforte prendesse il sopravvento, conquistando la scena ed imponendosi nell’arco di pochi decenni come lo strumento musicale per eccellenza.
Ma come è fatto un pianoforte? Cosa ci sarà mai in quella cassa di legno dalla quale fuoriesce una magica armonia di suoni? Una domanda che in molti si pongono. Noto spesso che, alla fine di un concerto, il pubblico s’avvicina incuriosito al pianoforte sbirciandone il contenuto: qualcuno più coraggioso pigia qualche tasto ed osserva perplesso ciò che accade alla meccanica.
Il pianoforte va classificato tra gli strumenti a tastiera con corde percosse.
La cassa armonica, nel pianoforte a coda, è in orizzontale e ha sia la funzione di amplificatore che quella di contenere e proteggere altri elementi. La forma della coda riprende volutamente quella della sinusoide dell’onda sonora, agevolandone la corretta propagazione.
All’interno troviamo la cordiera: duecentoventi corde fissate ad una piastra o a un telaio in ghisa la cui forma ricorda quella dell’arpa. La struttura è particolarmente robusta: la trazione esercitata dalle corde, infatti, supera le venti tonnellate. Le vibrazioni vengono trasmesse alla tavola armonica, elemento  molto delicato in uno strumento, attraverso dei ponticelli.
La meccanica, poi, rappresenta la parte più complessa: essa viene azionata dalla tastiera, e consta di circa 5104 pezzi tra leve, legni, feltri, perni, pelli, viti, molle e tanto altro. Pezzi assemblati con precisione assoluta, in spazi millimetrici e accuratamente ordinati, che operano in una condizione di perfetto equilibrio.
Infine c’è una pedaliera, posta nella parte inferiore, che completa le parti salienti del pianoforte. Le funzioni dei tre pedali riguardano principalmente l’espressività, il colore del suono e la ricchezza di armonici.
Nel corso dei secoli, con la sua imponente sonorità, il pianoforte ha conquistato le grandi sale da concerto: da qui è cresciuta la figura del concertista solista che da solo riesce ad incantare e a conquistare l’attenzione del grande pubblico.
Considerato l’alto valore educativo della musica, non sarebbe male se anche nella nostra città, come accade normalmente in altre,  potessimo avere una stagione concertistica con appuntamenti cadenzati nel corso dell’anno.

27 novembre 2015 – © Riproduzione riservata
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