Il prof. Mariano Iaccarino torna a Battipaglia
Il noto ginecologo, stimato e apprezzato primario dell’Ospedale Santa Maria della Speranza negli anni ottanta, sabato 21 aprile torna in città per discutere di procreazione medicalmente assistita. Nero su Bianco lo ha incontrato per chiedergli del passato, del presente e di chi raccoglierà il suo testimone
Professor Iaccarino che effetto le fa tornare a Battipaglia?
Certo che l’incontro a cui Nero su Bianco mi ha invitato risveglia in me moltissimi ricordi. Sette anni, dal 1979 fino al 1986, sono stato primario della divisione ginecologica dell’Ospedale S. Maria della Speranza. Per me è stata la prima nomina da primario, qui a Battipaglia ho vissuto le prime esperienze di responsabilità, un momento rilevantissimo della mia carriera. Mi ricordo di quando portavo i baffi per apparire più avanti negli anni: baffi che ho eliminato da qualche anno per apparire meno avanti negli anni!
Chi si augura di rivedere?
Sabato 21 aprile, all’Hotel Palacespero di incontrare i tanti amici e pazienti a cui sono rimasto affezionato ma anche alcuni colleghi dell’équipe medica che ho diretto con passione e impegno. A Battipaglia in reparto avevo 7 aiuti e 7 assistenti e la preoccupazione di fronteggiare ogni tipo di problematica ostetrico-ginecologica, dando sempre il massimo impegno. Ripenso alla scelta che feci di abitare a 300 metri dall’ospedale rendendomi sempre disponibile per qualsiasi urgenza diurna o notturna. Oltre a questo, ho la presunzione di aver contribuito alla formazione professionale di un gruppo di medici specialisti, non tutti certo in modo uniforme, ma garantendo al reparto uno standard di primo ordine nel campo dell’ostetricia e della ginecologia. Abbiamo organizzato congressi di livello nazionale e internazionale e abbiamo pubblicato numerosissimi lavori in campo ostetrico. Poi ci furono dei contrasti e dei malumori con l’amministrazione, che mi resero difficile la permanenza e mi spinsero verso Napoli.
Veniamo ai temi in discussione nell’incontro di sabato. La procreazione medicalmente assistita vanta una lunga storia alle sue spalle?
Le tappe più famose sono quelli che risalgono al 1978 quando venne al mondo la prima bambina a Cambridge, nata con GIFT, un tipo di procreazione medicalmente assistita (storicamente superata da altre tecniche); da quel momento è cominciata una intensa evoluzione che ha portato a importanti miglioramenti nelle metodiche con tassi di successo crescenti, rispetto alle basse percentuali degli albori.
Come si è avvicinato a questa branca della ginecologia?
Nel 1978 ero a Londra e negli ambienti ospedalieri che frequentavo si parlava moltissimo della cura della sterilità, si discuteva continuamente delle nuove frontiere medico-scientifiche legate a quest’ambito. La cosa mi appassionò moltissimo, tanto da spingermi a interessarmi e studiare la sterilità delle coppie che si rivolgevano a me, e alcune di queste opportunamente trattate con farmaci di uso comune riuscirono poi ad avere una gravidanza.
Poi, a quanto sembra, ha passato il testimone alle sue figlie…
Stefania aveva la mia stessa vocazione e attenzione ai problemi della fertilità. In effetti la coppia infertile soffre e, dimensione medica a parte, c’è la necessità di stare vicino a queste persone, con empatia come ho sempre cercato di fare e come vedo che mia figlia Stefania riesce a fare con grande naturalezza. Ha probabilmente dalla sua una forte sensibilità femminile che le permette di comprendere con maggiore profondità tutti gli aspetti critici che la coppia vive quando scopre di avere problemi di infertilità. Stefania ha frequentato gli stessi ospedali e centri specialistici che ho frequentato io, dove c’erano scuole internazionali che curavano la sterilità. Io non ce la facevo più a seguire questi studi, preso dal lavoro ospedaliero, dall’attività chirurgica, e poi dalla libera professione, finendo inevitabilmente per passare il testimone. A Stefania si è poi affiancata Mirella, forte delle sue competenze biologiche e costantemente impegnata in una poderosa formazione post-universitaria nel campo dell’embriologia. Mirella ha di recente conseguito un titolo di Senior Embryologist a Stoccolma (riconoscimento dell’European Society of Human Reproduction and Embriology), che solo pochi dei suoi colleghi possono vantare e che le consente di immettere le competenze acquisite nel suo lavoro quotidiano di laboratorio.
Dal suo racconto familiare e professionale la procreazione medicalmente assistita sembra un campo a sé. Come fare per specializzare ulteriormente i medici? Non credo che sia necessario un corso di specializzazione ulteriore, oltre quello di ostetricia e ginecologia. Perché una volta conseguita la specializzazione, i nostri ginecologi sono già intorno ai 30 anni. Ma certamente un master dedicato alle metodiche della PMA aiuterebbe moltissimo tutti i colleghi interessati a questo ramo. Non è un caso che il Centro Chemis diretto dalle mie due figlie dedichi una parte rilevante delle proprie attività di ricerca all’organizzazione annuale di workshop sulla PMA di I e II livello dedicato a giovani medici e specializzandi.
Dal punto di vista sociale ci sono molti tabù e pregiudizi nei confronti della procreazione medicalmente assistita.
Ancora oggi molte persone non sanno che cosa è una una stimolazione ovarica, un’inseminazione o una ICSI e fanno confusione, utilizzando espressioni come “fecondazione artificiale”, senza comprendere che di artificiale non c’è quasi niente. C’è solamente il venire a contatto con i gameti umani per far in modo che si incontrino fino a formare un embrione nel corpo della donna o in provetta. Sono certo che di questo si dibatterà in modo approfondito sabato 21 aprile alle 18.00 presso l’Hotel Palace, cercando di sfatare i falsi miti che ruotano attorno alle metodiche della PMA, troppe volte “artificialmente” associata in senso univoco agli eccessi e agli usi impropri che di tali metodiche si fanno, a dispetto della buona fede della stragrande maggioranza di migliaia di operatori sanitari che operano senza violare principi etici o vincoli naturali. Certo, le storture fanno più notizia ma rischiano di cancellare la normalità delle tante coppie che riescono a risolvere i loro problemi di infertilità grazie proprio alla procreazione medicalmente assistita.
20 aprile 2012 – © Riproduzione riservata