Il valore dell’industria | di Davide Bruno
L’industria assolve un ruolo fondamentale nella crescita economica. Dobbiamo tornare a pensare al valore dell’impresa, nella sua capacità di aumentare la ricchezza prodotta sul nostro territorio e nel creare lavoro, nel formare un mercato delle professioni. L’industria è la fonte principale di innovazione e competizione, dove si realizzano la gran parte degli investimenti in ricerca che permettono al sistema produttivo nazionale di competere sulla qualità. Nel dibattito cittadino si avvertono, però, alcune distorsioni. C’è uno sterile dualismo nel proporre una scelta esclusiva tra il settore industriale e quello agricolo o turistico. Così come va detto con chiarezza che non è più possibile alimentare continui sospetti e ostilità nelle scelte pubbliche. Con altrettanta chiarezza è necessario affermare che la vicenda delle Fonderie Pisano non è legata allo strumento delle aree di crisi. Né è possibile riprendere l’esempio dell’ubicazione dell’ex CdR, oggi Stir, sul territorio di Battipaglia, vicenda legata ai poteri commissariali dell’emergenza rifiuti, che andavano in deroga alla legislazione ordinaria e all’ordinario potere delle amministrazioni. La delocalizzazione o meno delle fonderie Pisano è relativa ad un processo ordinario, di valutazione dei progetti industriali, della scelta di quale tipologia di insediamento accettare sul proprio territorio. La regione Campania ha inserito Battipaglia nelle aree di crisi non complessa. Il riconoscimento dell’area di crisi non è certo una soluzione risolutiva. Ma l’impegno, il dialogo costante tra istituzioni, parti sociali e partiti per adottare tale strumento è relativo a criteri oggettivi: Battipaglia è il secondo sistema locale del lavoro della regione con imprese produttrici di gomma, plastica e cablaggio, industrie che possono definirsi “non naturali”, per effetto di una localizzazione indotta da parte dello Stato, avvenuta nella prima metà degli anni ’70 e con la costituzione del consorzio industriale (ASI) come risposta ai moti del 1969. Battipaglia, nonostante il processo di deindustrializzazione degli ultimi anni, rimane l’area industriale più grande della provincia con 4 Kmq di cui circa 3 Kmq destinati ad attività produttive con quasi 200 mila mq di aree dismesse, 800 mila ore di CIGS, un tasso di disoccupazione del 19,4% e quello giovanile al 46% (in Italia all’ 11 ,4 % e al 34,7% quello giovanile). Ma cosa si intende per aree di crisi industriale non complessa? È un provvedimento, con 180 milioni di Euro, destinato ai quei territori in cui la recessione economica e la perdita occupazionale hanno un impatto significativo, prevedendo per industria e turismo, incentivi ai programmi di investimento per la tutela ambientale, innovazione organizzativa, investimento produttivo.
È giusto, quindi, ragionare in maniera seria su questa parte della provincia di Salerno, per consolidare le eccellenze presenti e riqualificare l’apparato esistente verso l’evoluzione digitale del comparto manifatturiero, agganciando le misure dell’area di crisi alla manifattura intelligente, definita comunemente Industria 4.0 e che richiede la riorganizzazione dei flussi informativi, dei processi produttivi, dei prodotti, della formazione di nuove competenze digitali. La nuova politica industriale va costruita partendo da una relazione positiva tra le sfide poste dalle nuove tecnologie, dall’occupazione e dalla competitività. In questo quadro si inserisce una strategia più vasta, che unisca il nostro territorio alle grandi infrastrutture regionali e del mezzogiorno, assicurando l’efficienza e la trasparenza della pubblica amministrazione, dalla semplificazione burocratica alle scelte programmatiche. Questo è l’unico sentiero su cui può muoversi il nostro progresso, cartina di tornasole di un’intera regione.
Davide Bruno, Segretario Pd Battipaglia