In viaggio | di Assunta Giordano
Uno strano movimento ondulatorio la ridestò; si ritrovò sdraiata, in posizione supina. Non era nel suo letto, forse su una barca, barca che ad un certo punto frenò. Ma non le risultava che le barche frenassero, al limite rallentavano. Le palpebre erano troppo pesanti per sollevarsi, così vi rinunciò. Le sembrava di essere sola ma non ne era sicura, qualcosa le copriva bocca e naso. Le mani erano libere di muoversi ma un braccio era bloccato. Sentiva le gambe tanto stanche, ma riusciva a muovere le punte dei piedi, con il suo solito gesto di fare avanti e indietro con le dita. Si agitò, cercando di alzarsi. Una voce maschile le intimò di rimanere ferma e avere pazienza, che il viaggio era un po’ lungo. Viaggio? Si agitò ancora di più, con tutta la forza che aveva. L’uomo allora le bloccò un braccio e le fece un’iniezione. Dopo un paio di minuti il suo corpo si rilassò, la mente avvolta nella nebbia. La stava avvelenando? Si impose di non addormentarsi, rimanere lucida, tenere la mente impegnata, ancorata alla vita, alla sua vita. Una bella immagine per tranquillizzarsi un po’, ecco cosa ci voleva. Non ebbe bisogno di chiudere gli occhi, non le riusciva proprio di aprirli. Le venne davanti una “piccola sé” che saliva una scaletta e si affacciava all’interno di una soffitta, in cui si intravedevano paglia e ritagli di stoffa colorata. La bambina tuffava le mani nella paglia e tirava fuori un coniglio bianco. Ma era la casetta dei conigli, dai suoi nonni paterni; era stata la nonna a disseminare i ritagli di stoffa perché così, diceva, le mamme coniglio si “innamoravano” di questi nuovi colori e i loro piccoli venivano al mondo con mantelli dalle nuove sfumature. Era un ricordo piacevole, tuttavia, se le restava poco da vivere, voleva ricordare qualcosa di più. Le apparirono le scogliere di Moher, maestose, a strapiombo sul mare, in una giornata battuta da una pioggia insistente. Ricordo piacevole, ma non memorabile. Mentre si diceva questo, le vennero in mente le note di “Shine on you crazy diamond”, la serata in cui le aveva ascoltate suonare dal vivo. Questo sì che era un ricordo memorabile! Allora cercò di pescare un ricordo gioiosamente puro: quando aveva nuotato, da adulta, con una coppia di delfini nel mare caraibico, tornando bambina. Continuò a giocare con la sua memoria pescando sapori, canzoni, volti, carezze, poesie. Era incredibile come tutto le tornasse alla mente così vivido, reale, anche gli odori le pareva di sentirli in quel momento. Udì una sirena, ma non era nei suoi ricordi, il suono era davvero vicino, praticamente sulla sua testa. Il mezzo su cui viaggiava rallentò, poi frenò. Qualcuno aprì un portellone e mille luci le piombarono addosso; un fare febbrile intorno a lei che aveva aperto finalmente gli occhi. “Era in coma per via del virus ma si è risvegliata, l’abbiamo trasferita in questo altro ospedale. Starà bene, vedrà”.
Assunta Giordano
16 gennaio 2021 – Riproduzione riservata