La bonifica dimenticata
È un accorato grido di allarme, quello che il Comitato cittadino battipagliese per le bonifiche ha lanciato ai numerosi candidati a sindaco presenti in sala. Sabato scorso, Antonio Gazzaneo, Andrea Vicinanza, Lorenzo Bisceglia e Angelo Zoppi hanno chiesto massima attenzione sulle numerose criticità ambientali, di cui Battipaglia è vittima, agli aspiranti alla poltrona di primo cittadino.
A cominciare dalla situazione delle discariche battipagliesi. Com’è noto, infatti, sul territorio battipagliese insistono tre siti di stoccaggio temporaneo: Buccoli, Filigalardi e Castelluccio. Di questi, solo il sito di Filigalardi risulta attualmente bonificato, mentre a riguardo delle altre due discariche sono stati realizzati soltanto i progetti di bonifica. Al momento, tuttavia, mancano i fondi per la realizzazione. I soldi, in realtà, ci sarebbero: si tratta dei 4,8 milioni di euro relativi ai fondi di ristoro ambientale. Denaro, che secondo la legge, poteva essere usato per la bonifica dei siti o per la depurazione dei reflui. Il Comune, tuttavia, tra il 2012 e il 2013 decise di destinare tali fondi alla depurazione. «I fondi, come previsto dalla legge – spiega Gazzaneo – potevano essere destinati alla bonifica o alla depurazione e il Comune ritenne di dare priorità a quest’ultima».
Una scelta ammissibile, ma non condivisa dal Comitato delle bonifiche. L’Asis, a cui è demandato il compito di garantire la depurazione, già riscuote un tributo per la depurazione. Tuttavia, come sottolineato da Gazzaneo, da diversi anni il litorale battipagliese viene dichiarato non balneabile: «Ci volete chiarire dove sono finiti questi soldi? Quali sono le opere eseguite dall’Asis? – domanda Gazzaneo – Da venti anni non si fa depurazione e vogliamo capire dove vanno a finire i soldi che mettiamo nelle casse dell’Asis».
Le criticità ambientali, tuttavia, riguardano anche il rischio idraulico. Dopo le esondazioni del Tusciano, è palese l’urgenza di intervenire sui ponti, che costituiscono un imbuto per le acque fluviali. Anche in questo caso, però, la situazione non è delle migliori. «Anche i fondi per l’allargamento dei ponti sono a rischio – spiega Andrea Vicinanza – perché sono scaduti i termini e avremo delle decurtazioni». Nell’opera di riqualificazione ambientale e idraulica del Tusciano, il contratto di fiume potrebbe essere un valido aiuto. Come spiegato, però, il consorzio fra i comuni è solo al primo step: «Al momento, siamo solo a una fase di promozione – racconta Angelo Zoppi – ma se vogliamo sviluppare il fiume, non possiamo che passare da questa parte».
Poi vi è la questione dell’amianto. Dopo il censimento eseguito nel 2010, che individuò circa 123mila metri quadrati di amianto, è mancato il controllo: «L’amianto sul territorio sarà certamente molto di più – spiega Lorenzo Bisceglia – perché, nel frattempo, molto amianto non sarà stato manutenzionato». Il controllo è stato scarso anche per quanto riguarda l’inquinamento atmosferico. Solo da pochi giorni è entrata in funzione la seconda centralina di controllo della qualità dell’aria. Un piccolo passo verso il monitoraggio ambientale, che potrebbe essere completato con l’attivazione del registro dei tumori.
Fra i numerosi cittadini presenti in sala, anche sette candidati sindaci. Fra questi Gerardo Motta, Ugo Tozzi, Cecilia Francese, Nicola Vitolo, Enrico Lanaro, Vincenzo Inverso e Paolo Rocca Comite Mascambruno. A loro si sono rivolti i membri del Comitato cittadino per le bonifiche: «Chi andrà a fare il sindaco – hanno avvertito i delegati – sappia che l’omissione di bonifica è un reato penale».
Nella foto: I rappresentanti del comitato per le bonifiche