La cassa di carta

[di Ernesto Giacomino]

La notizia non è che hanno rapinato i parcometri: la notizia è che nei parcometri ci fossero ottomila euro. E ora si stanno battendo le più disparate piste d’indagine per capire chi ce li abbia messi.

I primi a non saperne niente sono proprio i rapinatori, che, intervistati al riguardo, si sono mostrati stupiti e indignati di come quello che doveva essere un semplice atto vandalico seriale si sia rivelato la punta d’iceberg di crimini molto più efferati: “Siamo delinquenti onesti”, pare abbiano dichiarato, “e non ci va di essere considerati complici di chi, anche se in buona fede, magari credendo di trovarsi al distributore delle sigarette o alla giostrina delle macchinine ndozza ndozza, ha compiuto l’imperdonabile ingenuità d’insozzare con del denaro questi apparecchi meravigliosi”.

E comunque: scartata a priori l’inverosimile ipotesi che i pagamenti siano stati fatti da automobilisti battipagliesi, al vaglio degli inquirenti ci sono ora tre filoni d’inchiesta collegati a eventi che nel recente passato hanno visto la massiva partecipazione di visitatori esterni: la finale volley di Coppa Italia Santal Parma – Panini Modena del 1981, il concerto dei Ricchi e Poveri alla Festa dell’Amicizia del 1992, l’esodo di sfollati dal Vulture dopo il terremoto del 1851 (quest’ultima ipotesi spiegherebbe anche perché gli antiquari locali siano attualmente subissati di proposte di vendita di ducati borbonici).

Non aiuta, in ciò, il malfunzionamento degli apparati di videosorveglianza: esistono, sì, delle riprese in cui si vedono mani di persone infilare monetine nelle fessure dei parcometri e tirare fuori un biglietto, ma purtroppo la scarsa messa a fuoco e l’illuminazione carente non consentono di scorgerne né il volto né l’auto in cui è stato poi esposto il talloncino.

Nel dubbio, comunque, temendo sommarietà e approssimazione d’una certa giustizia, in città è montata la fobia da inquisizione e si sta assistendo a un generale e frettoloso sbriciolamento di qualunque foglietto di carta possa avere la parvenza di un indizio: dagli scontrini del discount ai biglietti della filovia, passando per lotterie di bar e schedine del superenalotto. Leggenda narra, per dire, che nelle tasche d’un pensionato Enel sia stata rinvenuta la ricevuta d’un parcheggio all’ospedale per la quarta dose Covid, e sarebbero già tre giorni che non si hanno più sue notizie. Deportato, si sussurra, dritto a Ponteguantanamo o alla Fasan-area 51.

Un piccolo apporto alle indagini potrebbe arrivare dai controlli bancari: pare che qualcuno, ritenendosi più furbo, abbia comunque creduto di ovviare al problema inserendo nella cassa automatica, anziché spiccioli, la tessera del bancomat. Ignaro, lui, che i sistemi antiriciclaggio degli istituti di credito siano efficientemente attrezzati per questo tipo di segnalazioni alla centrale rischi della Banca d’Italia: tu metti la carta, il sensore legge il chip, una farfalla batte le ali in Brasile provocando un tornado in Texas. Il sibilo della macchinetta che ti sputa il biglietto, insomma, è contemporaneamente anche il segnale di via libera per l’intervento della Swat.

Per cui, comunque la metti, alla fine la morale è sempre quella: non osi separare, il ladro, ciò che il parcometro – inspiegabilmente – unisce.

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