La crisi del Pd: di chi è la colpa?
Carissimi dirigenti nazionali, regionali, provinciali, deputati e senatori, amministratori e sindaci del Partito democratico,
ancora non vi siete accorti che non vi segue e non vi crede più nessuno, da quando il nostro partito il 4 marzo 2018, ha subìto una scottante sconfitta (tra l’altro preceduta e anche seguita da altre clamorose sconfitte come il referendum, le elezioni amministrative, e le bocciature di leggi dichiarate incostituzionali)? Ci si deve interrogare: di chi è la colpa? Certo, pochi, evidentemente, hanno apprezzato e condiviso strategie e modalità di propaganda, mancanza di dialogo partecipato con iscritti al partito e simpatizzanti! A mio avviso tutti questi elementi hanno contribuito in modo rovinoso alla caduta libera del Partito democratico. Eppure pare che nessuno si faccia l’esame di coscienza, faccia un passo indietro: incoscienza o malafede?
Un’attenta analisi delle cause della sconfitta dovrebbe mettere in luce delle responsabilità precise, specialmente da parte dei dirigenti che sono stati alla guida del partito a tutti i livelli in questi anni. Invece no! Si imputa la “bocciatura” alla minoranza all’interno del Pd, oppure si dice: “è colpa degli elettori che non hanno capito… d’altronde, la Sinistra perde in tutta Europa”. Tutte frasi fatte, per non ammettere apertamente che la linea politica del Partito è stata esclusivamente opera della maggioranza congressuale, escludendo platealmente da ogni decisione le minoranze che, con lungimiranza, chiedevano un cambio di strategia politica. Nonostante ciò, gli stessi pretendono ancora di dettare la linea del Pd! Bloccando il congresso. Come se la dirigenza del partito fosse un affare loro, e ci si offende anche davanti alle critiche politiche. L’intolleranza e l’arroganza sono diventate prerogative di molti dirigenti del Pd. La critica, anche se espressa con sarcasmo ed in maniera pungente, dovrebbe far riflettere e indurre a porsi qualche domanda. Invece c’è sempre un’autoassoluzione ed i dirigenti politici interni che mettono in rilievo le carenze della loro stagione politica vengono da loro bollati come nemici del Pd, mentre all’esterno invocano e celebrano il “sostegno della gente”, come nella migliore tradizione di chi detiene il comando e non lo molla.
Solo un’assunzione di responsabilità, con conseguente messa a disposizione dell’incarico, darebbe un segnale di consapevolezza. Ma non ci sarà mai, piuttosto muoia Sansone con tutti i Filistei, meglio sciogliere il partito. Davanti a tutto questo, davanti alla continua autoesaltazione del proprio impegno politico, davanti ad una costante autogiustificazione rispetto allo stato delle cose (sempre e comunque), davanti, infine, ad una mancanza di umiltà, non resta che, con un elegante silenzio, aspettare di risolvere il problema con un regolare, necessario e democratico congresso.
Per quanto mi riguarda, nonostante le considerazioni e le riflessioni sopra citate, cercherò, nel mio piccolo, di ricostruire il Pd a Battipaglia, avviando un laboratorio per la sua rinascita, coinvolgendo iscritti, simpatizzanti, delusi e chi ormai si è allontanato dal voto.
A tal proposito, spero di poter interagire attivamente con la Direzione provinciale del Pd.
Al Commissario cittadino, Luca Sgroia, va tutta la mia stima per la grande responsabilità che gli è stata assegnata al fine di riorganizzare il Partito. Sin da ora gli auguro un grande in bocca al lupo.
Raffaele Femiano