La crisi di coppia

La coppia è l’unione di due persone che condividono emozioni, sessualità e un progetto comune di vita. Si crea all’interno della coppia un equilibrio che è mantenuto nelle prime fasi dal prevalere del sentimento e, nelle fasi più mature del rapporto, grazie alla capacità dei singoli di elaborare le frizioni interne. Se in questa fase della vita della coppia prevalgono i motivi di contrasto sul sentimento e sulle ragioni del progetto comune, si determina la crisi. La crisi, che può essere manifesta (con liti e scontri) o tacita, se si stabilizza diventa irreversibile e porta alla separazione e alla dissoluzione dell’entità coppia. Non tutti reagiscono allo stesso modo: è possibile distinguere tre percorsi differenti che variano in base alla capacità della coppia di poter passare da un rapporto idilliaco a uno realistico e maturo.
L’elusione della crisi: la coppia entra in crisi anche per una questione fisiologica, dall’illusione si passa alla realtà e questo a volte può mettere in discussione la coppia. Questo meccanismo a volte può durare anche per molto tempo, creando delle grosse crisi nel momento in cui la realtà si impone all’interno dell’illusione (es. nascita di un figlio o dopo che i figli crescono e si ritorna alla coppia). Vi sono coppie che denunciano la crisi attraverso vari meccanismi. Ad esempio trovando un terzo su cui spostare il conflitto e collocare la crisi o unendosi compatti di fronte a delle difficoltà (es. figlio problematico o da proteggere o che crea problemi, grazie al quale la coppia si compatta; il suocero o la suocera, il lavoro, l’amante su cui si riversa la voglia di rivivere).
Il circuito della delusione: caratterizzato da un’alternanza continua tra vissuti di delusione e crisi di coppia. Anche in questo caso i partner non riescono ad integrare l’immagine dell’altro e di conseguenza ne rimangono delusi. Molto spesso le crisi di queste coppie si manifestano con accuse reciproche e l’immagine che mandano all’osservatore è di un rapporto cristallizzato dove le capacità trasformative risultano bloccate. Se non ci si vuole mettere energie, se non vuole lavorare, bisogna chiedersi quanto l’altro ci tiene alla riunione, piuttosto che alla separazione. È importante  sapere che il lavoro di coppia può portare in due direzioni: o ritrovare un senso in una organizzazione nuova, oppure alla separazione. La separazione, in questo caso, non è un fallimento, ma una presa di consapevolezza, ma bisogna saperla gestire, anche perché talvolta diventa inevitabile.
Disillusione: coincide con il processo di realtà, con l’accettazione dell’altro, dà la possibilità di durare nel tempo o di finire. In genere caratterizza le coppie ben funzionanti e passa dal riconoscimento della delusione e della crisi fino ad arrivare all’accettazione dell’altro e della sua realtà. In questo caso entrambi i partner sono riusciti ad integrare le parti “buone” e “cattive” che prima risultavano scisse. Nelle coppie veloci, c’è la fretta, come se non si fossero date un tempo. Possono avere un significato emotivo, ma non sempre riescono a porre le basi per quelle ipotesi di crescita che un tempo può dare. Nel caso della terapia, il terapeuta diventa un terzo evolutivo, che aumenta il livello di differenziazione. Già in prima seduta di coppia, è possibile modificare l’assetto. Uno psicoterapeuta che entra in un sistema, lo cambia inevitabilmente, in quanto dà delle ‘regole’ da seguire. È necessario che entrambi siano desiderosi di creare un cambiamento per sé. Il terapeuta all’interno del sistema coppia fa muovere le cose diversamente, esaltando le risorse di ciascuno e della coppia stessa, passando dal senso di colpa e dalla deresponsabilità al senso di responsabilità.

24 aprile 2017 – © Riproduzione riservata
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