La difficoltà di ricominciare

[di Stefania Battista]

Battipaglia è una città alla ricerca della cosiddetta “nuova normalità”, ma fa fatica a riavviarsi. Divisa tra chi ha la convinzione che il virus sia ormai scomparso e chi, invece, si aggira con estremo timore in strada. Basta attraversare il centro cittadino per accorgersi delle due “fazioni” contrapposte. Chi passeggia tranquillamente, al massimo con la mascherina calata sotto il mento e pronto a rialzarla solo se entra in luoghi chiusi oppure alla vista di qualche vigile, e chi, invece, la porta con orgoglio dinanzi al volto, possibilmente con una fantasia intonata all’abbigliamento.
Dietro i sorrisi di molti, però, si cela l’angoscia per il futuro, più incerto di prima. Molte vetrine, sulle quali all’inizio dell’emergenza è apparso il cartello: “Chiuso per l’emergenza sanitaria” sono ancora sbarrate. E probabilmente non riapriranno più. I negozi di abbigliamento, nonostante abbiano esposto ormai le collezioni estive non fanno affari. Anche perché le limitazioni imposte, come la continua sanificazione sia dei locali che della merce, scoraggia i clienti. Acquistare senza provare non è abitudine diffusa. Così, spesso, si rinvia a tempi migliori. 
«Se un cliente decide di voler indossare un vestito – spiega una commessa – dopo dobbiamo sanificarlo col vapore. Le vendite vanno al rallentatore. Puoi far entrare una o al massimo due persone alla volta che, se si rendono conto che fuori c’è altra gente che aspetta, possono reagire in due modi opposti: uscire senza acquistare nulla, oppure perdere tempo apposta e scoraggiare chi attende fuori». Per fare la spesa, ora come in piena pandemia, bisogna sottoporsi a code estenuanti. Indossare guanti, igienizzare mani, tenere la mascherina sul volto e non entrare se nel negozio c’è troppa gente.
Ma è la sera di questa timida estate appena avviata che, per le strade del centro, incontri loro: i giovani. Sono tra quelli che più hanno sofferto della quarantena e che ora stanno reagendo con comportamenti al limite. Lo scorso week end più di una lite tra gruppetti diversi, con tanto di inseguimenti. Alcool a fiumi e nessuna precauzione per le distanze. Al contrario dei più piccoli che, spaventati dall’accaduto, si sono rinchiusi nel loro guscio protettivo. E di casa non escono più volentieri. 
Bar e ristoranti hanno allestito tavolini all’aperto utilizzando più spazio e maggiori distanze. 
E poi c’è la questione dei prezzi: quelli di molti prodotti sono aumentati. Una confezione di guanti, che fino a febbraio costava poco più di 3 euro oggi arriva fino a 10, ammesso che si trovino. L’aumento, purtroppo, si registra anche per beni primari, come l’olio di oliva o i pomodori. Gli aiuti pubblici sono giunti a pochi, intere categorie, pur avendo presentato domande su domande, non hanno ricevuto nulla. La preoccupazione maggiore, ora, è la difficile ripresa economica. Una ripresa che va guidata, accompagnata. Senza dimenticare nessuno. 

13 giugno 2020 – © Riproduzione riservata

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