La paura della scuola

[di Anna Cappuccio, psicologa]

Con l’inizio dell’anno scolastico molti genitori si devono confrontare con la paura di andare a scuola dei propri figli. In realtà, è fisiologico che un bambino all’inizio delle scuole elementari abbia difficoltà a separarsi dalla madre e dalle figure di riferimento; è naturale che un ragazzo, all’ingresso delle scuole secondarie, che comportano un sostanziale cambiamento nell’organizzazione di studio, nei compagni di classe e negli insegnanti, provi una sensazione di disorientamento e di paura. Quindi l’ansia e la paura della scuola possono essere, inizialmente, espressione di un inevitabile adattamento che il bambino o il ragazzo sta affrontando. Tuttavia, quando queste sensazioni persistono nel tempo e diventano così intense da impedire una frequenza scolastica continua e serena, bisogna cominciare a pensare che si sia strutturata un’ansia scolare e un netto rifiuto della scuola. Spesso il bambino non verbalizza questa difficoltà ma la manifesta attraverso una sintomatologia fisica. Comincia così a lamentare mal di testa o mal di pancia a volte così intensi da spingerlo a non andare a scuola o a chiedere di uscire in anticipo. Possono comparire difficoltà ad addormentarsi, attacchi di panico appena sveglio e comportamenti regressivi come episodi di enuresi notturna o la ricerca rassicurante del lettone dei genitori. Un dato comune è che il bambino o il ragazzo appare frequentemente irritabile e aggressivo, con esplosioni di rabbia verso i compagni di classe o verso i fratelli e i genitori. Inoltre si assiste ad un abbassamento del rendimento scolastico, un’eccessiva preoccupazione per le verifiche e per il giudizio degli insegnanti, una preoccupante difficoltà a parlare in classe. Le cause possono essere svariate: l’ansia di separazione dalle figure di riferimento che può intervenire quando le modalità relazionali vissute all’interno della famiglia hanno stimolato poco l’autonomia del bambino, episodi di bullismo avvenuti a scuola, timore dell’insegnante e di essere giudicato negativamente.
La frequenza saltuaria può rallentare il processo di apprendimento e rendere più difficoltoso il rendimento scolastico. Inoltre non vanno sottovalutati i ridotti contatti sociali con i compagni di classe, contatti necessari per l’acquisizione delle competenze sociali. Tutto questo, nel tempo, può portare alla strutturazione di un’autoimmagine negativa con un conseguente abbassamento dell’autostima e un aumento dello stato ansioso, innescando un circolo vizioso da cui è sempre più difficile uscire. È importante, in questi casi, la formazione di una rete di confronto tra famiglia, scuola e figure specialistiche per capire le cause e le difficoltà che portano il bambino al rifiuto della scuola e per individuare interventi psicoeducativi che necessariamente coinvolgono genitori e insegnanti. Fondamentale è accogliere e riconoscere le difficoltà che il bambino vive senza banalizzarle e considerarle semplicemente capricci, altrettanto fondamentale è dargli fiducia affinché possa uscire dalla rete della paura e vivere pienamente la scuola, i compagni, la vita.

18 settembre 2021 – © riproduzione riservata

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