La Piana del Sele unita contro i rifiuti

[di Stefania Battista]

L’annunciato arrivo dei 213 container carichi di rifiuti dal porto di Sousse, in Tunisia ha avuto un effetto imprevisto: unire i sindaci della Piana del Sele. Se in passato, dinanzi al problema ambientale determinato dall’apertura di discariche, impianti di trattamento, siti di stoccaggio – definiti provvisori ma rimasti insoluti per per decenni – i singoli comuni hanno protestato sempre in modo isolato, questa volta la Piana del Sele sembra pronta alla ribellione sotto un unico vessillo. Il grido unanime è “Basta immondizia”.
E se in un primo momento a chiamare a raccolta i comuni vicini era stata Battipaglia, giacché la destinazione iniziale dei containers era l’ex Stir, scongiurato il pericolo, la nuova destinazione è apparsa una beffa quanto la prima. L’area militare di Persano, infatti, sita nel comune di Serre, è ad un tiro di schioppo dall’oasi naturale. Non solo. Il territorio prescelto fa comunque parte dello stesso comprensorio, quella Piana del Sele che i sindaci, tutti, intendono preservare per la doppia vocazione: agricola e turistica. Così a chiamare a raccolta stavolta è stato il primo cittadino di Serre, Franco Mennella. E, al di là degli steccati ideologici, hanno risposto prontamente all’appello non solo i comuni più vicini della comunità montana degli Alburni con cui Serre confina, ma i due più grandi della Piana: Battipaglia ed Eboli. Cecilia Francese e Mario Conte, infatti, in questi giorni sono stati al fianco di Mennella.
«Una decisione, quella regionale, incoerente e inaccettabile – ha dichiarato Cecilia Francese – che contrasta con la vocazione economica del territorio». Le ha fatto eco Mario Conte che, oltre a partecipare insieme a Francese al Consiglio comunale “aperto” tenutosi lunedì sera nell’auditorium comunale di Serre, si è recato anche al presidio di Persano. «Siamo qui perché il problema dei rifiuti non è solo di Serre o di Persano, ma è dell’intero comprensorio della Piana del Sele – ha dichiarato il sindaco di Eboli – Il nostro territorio è un unicum, in cui la forte vocazione agricola e lattiero-casearia va salvaguardata dagli scempi ambientali».
I sindaci non sembrano intenzionati a fermarsi e hanno intenzione di ricorrere anche alle vie legali per fermare la decisione regionale e la conseguente autorizzazione provinciale. La questione non sarà di facile soluzione, poiché intorno al contenuto di quei container, oltre alle vicende giudiziarie tunisine, che hanno portato addirittura all’arresto di un ministro, pare aleggino altri misteri: i container inviati all’estero, secondo la ditta di Polla, la Sra srl, erano 212, ora invece pare se ne contino 213. E dopo quasi due anni di permanenza all’estero nessuno può garantire che non siano stati aperti, e assicurare che contengano ancora gli originari scarti di rifiuti plastici.
Ma il dato su cui riflettere, la novità incoraggiante, è che la Piana del Sele pare finalmente iniziare ad agire come “area vasta”. Non più divisa dagli interessi di campanile, ma protesa verso un progetto di sviluppo comune.

26 febbraio 2022 – © riproduzione riservata

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