La Pilosella
[di Simona Otranto, erborista]
La Pilosella (Hieracium pilosella L.) è una piantina molto diffusa in tutt’Italia, appartenente alla famiglia delle Asteraceae. Si riproduce con estrema facilità e in diverse modalità tanto da rendere difficile la classificazione (innumerevoli sono infatti le specie, le sottospecie, le varietà, le forme). Viene comunemente chiamata anche “orecchio di topo” o “pelosella” o “lingua di gatto”. Il nome del genere Hieracium deriva dal greco hieras (falco) e si riferisce a una credenza popolare secondo la quale i falchi se ne cibavano per acuire la vista. Ha un forte sapore amaro ed astringente tanto che, in passato, se ne sconsigliava il pascolo nei campi che ne erano particolarmente ricchi (“Si guardino i pastori di non lasciare i greggi ove ne sia abbondanza. Imperochè mangiandone assai le pecore, loro ristagna talmente il corpo che le fa morire” recita Mattioli, 1544). Gli usi popolari sono innumerevoli: oltre nelle dissenterie veniva utilizzata ampiamente per le emorragie interne, per le ulcere, per i flussi emorragici, per cicatrizzare le ferite, per i “difetti” del fegato, per tutte le affezioni dei polmoni per le quali è stata considerata rimedio elettivo tra la fine del 1800 e i primi del 1900. Tali utilizzi sono superati da moderne sostanze medicinali. Rimane oggi una delle piante maggiormente adoperate per la riduzione degli edemi, per favorire la diuresi ed eliminare renella e piccoli calcoli delle vie urinarie. Infatti è un ottimo diuretico utile per eliminare, oltre l’acqua in eccesso, cloruri e acido urico. Scientificamente dimostrata anche l’efficacia della pianta nelle febbri ondulanti di origine infettiva, quali la brucellosi, grazie ad una particolare azione antinfiammatoria e antibiotica. La droga è costituita dalla parte aerea della pianta raccolta all’inizio della fioritura. Contiene tannini, mucillagini, resine, componenti fenolici, idrossicumarina. Molti autori, non tutti, riconoscono maggiore efficacia alle preparazioni ottenute da pianta fresca piuttosto che a quelle ottenute da pianta secca (la tintura ossia l’estratto idroalcolico, pertanto, sarebbe più efficace dell’infuso). Curiosamente non è una pianta inserita nella farmacopea europea.
Per uso esterno esercita una buona azione astringente e antiinfiammatoria cutanea su foruncoli, desquamazioni, lievi scottature. Una manciata di sommità fiorite nell’acqua del bagno tonifica la pelle stanca.
ATTIVITÀ PRINCIPALI
Potente diuretica, antiurica, declorurante, ipoazotemica, antimicrobica, astringente, antidiarroica.
INDICAZIONI
Ritenzione idrica, edemi, oliguria, cellulite, litiasi urica, iperuricemia, cistite, uretrite, diarrea, dissenteria, febbre maltese (Brucellosi).
POSOLOGIA
Infuso: un cucchiaio da tavola per tazza d’acqua bollente. Lasciare in infusione 10-15 minuti, filtrare e bere lontano dai pasti.
Tintura: 50 gocce in poca acqua per tre volte al giorno lontano dai pasti.
27 marzo 2021 – © riproduzione riservata