La santoreggia
[di Simona Otranto – Erborista]
La santoreggia, Satureja hortensis L., è una piccola pianta erbacea annuale appartenente alla famiglia delle lamiaceae che emana, quando stropicciata, un forte odore aromatico, simile a quello dell’origano. Spesso le due spezie vengono confuse e utilizzate in cucina indistintamente come aromatizzanti. Tipicamente mediterranea, cresce spontanea nell’Italia settentrionale e centrale, nei campi e nei luoghi aridi, fino alle zone submontane. La parte attiva di uso comune è la porzione aerea della pianta, raccolta in estate durante il periodo di fioritura. Si essicca all’ombra in luoghi areati riunita in mazzetti e si conserva in recipienti chiusi di vetro o porcellana per mantenere più a lungo l’aroma.
Vanta riconosciute proprietà aromatizzanti, digestive, antispasmodiche, stimolanti, purificanti. Contiene olio essenziale (composto in prevalenza, oltre il 30%, da carvacrolo), sostanze tanniche e oligoelementi minerali.
La santoreggia è molto usata in gastronomia, in liquoreria e in profumeria. La medicina tradizional-popolare mediterranea le attribuisce anche proprietà vermifughe, antidiarroiche, antiemetiche, espettoranti nonché stimolanti della sfera intellettiva e afrodisiache. L’uso più comune in fitoterapia è quello per facilitare i processi digestivi in caso di nausea, gonfiore addominale, meteorismo. Non è da sottovalutare l’efficacia anche in caso di tosse, raffreddore, infezioni da candida e altri funghi patogeni al pari del timo, pianta appartenente alla stessa famiglia.
Con l’infuso, per uso esterno, fi possono fare bagni stimolanti- energizzanti, lozioni antireumatiche, frizioni contro la caduta dei capelli, impacchi e lavaggi cicatrizzanti per piccole ferite e ulcere della pelle e della bocca, gargarismi contro il mal di gola.
Non solo: una manciata di foglie nei pediluvi ha azione defaticante, rinfrescante, stimolante, deodorante e purificante. Per rinforzare i capelli è buona pratica frizionare l’infuso o la tintura della pianta direttamente sul cuoio capelluto dopo ogni lavaggio.
L’uso proprio non ha effetti collaterali rilevanti. Come tutte le piante della stessa famiglia, a dosi eccessive, può provocare effetti secondari indesiderati. Al pari del rosmarino, del timo, dell’origano è una pianta nobile da tenere sempre in dispensa, da utilizzare quantomeno in cucina come spezia, sulle carni rosse, negli arrosti, sulla pizza, sulle patate, negli stufati.
20 maggio 2023 – © riproduzione riservata