La sfida di essere madre
[di Anna Cappuccio, pisicologo]
Essere madre vuol dire affrontare una grande sfida, una sfida interiore con le emozioni e le fantasie che un figlio attiva, una sfida di integrazione tra l’immagine di sé come persona, figlia e madre. Nello sguardo con cui si accoglie il proprio bambino converge il ricordo della madre che si è vissuta e il desiderio della madre che si vuole essere. Queste dimensioni, se conosciute e integrate, danno ricchezza e possibilità di guardare la vita con occhi fiduciosi e in questo sguardo il bambino potrà percepire il mondo benevolo e amico, come un luogo in cui è piacevole crescere.
È molto importante, inoltre, nel cammino verso la maternità, riuscire a trovare un modo di coesistenza del sentire di madre con la dimensione del femminile, perché la mancata integrazione di questi aspetti rende difficile la costruzione di un equilibrio tra l’accudimento e il desiderio, tra la presenza e l’assenza.
Nel cammino evolutivo del bambino un elemento di crescita importante è dato dall’alternanza tra presenza e assenza. La presenza permette al bambino di sperimentare l’accoglienza, il sentirsi accettato e riconosciuto nei suoi bisogni. L’assenza, se non eccessiva e disorganizzata, permette al bambino di sviluppare la capacità di simbolizzazione, importante per il gioco e la creatività, e di mettere le basi per una capacità relazionale dove l’altro possa essere mantenuto vivo e presente dentro di sé. Se non c’è alternanza, la presenza diventa soffocante e priva di qualsiasi vitalità e ogni assenza viene vissuta come abbandonica, suscitando reazioni depressive e atteggiamenti dipendenti.
Quando la madre diventa soffocante nella presenza e nell’accudimento? Quando la dimensione materna inghiotte completamente la dimensione del femminile e quando la madre rinuncia alla sua femminilità e a tutti gli altri aspetti della vita che le erano appartenuti. In questo caso, il desiderio di vita è investito completamente sul figlio e la realizzazione personale passa unicamente attraverso il bambino. Si diventa, così, una madre ipercontrollante, che anticipa le necessità del figlio e che tollera poco le richieste di autonomia del bambino.
Quando l’assenza materna diventa incostante e abbandonica per il bambino? Quando la dimensione del femminile non dà modo al sentimento materno di emergere, quando la madre vive la maternità come una minaccia alla propria femminilità. È una madre ossessionata dalla propria libertà e da un’immagine di sé ideale, è la madre che non accetta di invecchiare e si pone spesso in competizione con gli stessi figli.
Quando, però, si accetta la sfida di confrontarsi con i propri desideri e vissuti interiori anche contrastanti, allora si potrà accogliere il proprio bambino con un abbraccio che sia avvolgente ma non asfissiante e si potrà dare presenza riuscendo a ritirarsi al momento opportuno. In questo modo si potrà far sentire al figlio amore e riconoscimento della sua alterità, gli si potrà fare il dono più grande: il desiderio di esistere nel mondo.
Anna Cappuccio, pisicologo clinico, psicoterapeuta
29 maggio 2021 – © riproduzione riservata