La Terra dei Fuochi (fatui)

[di Ernesto Giacomino]

Nessuno vuole essere la discarica della provincia, ciascuno vuole che comunque qualcuno sia la discarica della provincia, tutti vogliono continuare a fare rifiuti nella provincia. Così non se ne esce, io frattanto i miei ho cominciato a rimangiarmeli, poi si vedrà.
Fateci caso, l’Italia è l’unico Paese in cui ciò che fino a ieri era normalità adesso è eccezione. Vent’anni a crescita demografica zero, il tappo dei consumi, le fabbriche che chiudono, ma niente: non si vendono macchine ma c’è l’emergenza traffico, non si compra cibo ma c’è l’emergenza obesità, non si va dall’estetista ma c’è l’emergenza pellicine. Da cui, ovviamente, l’emergenza delle emergenze: l’emergenza rifiuti. Sostanzialmente, non si sa come, ma buttiamo molto di più pur comprando molto di meno.
Tradizione vuole, peraltro, che accanto all’emergenza rifiuti ne sorga sempre un’altra più corposa, che ci va d’accordo per un fatto sia ideologico che semantico: l’emergenza salute. Per una qualche rara coicindenza astrale, per dire, tutti i battipagliesi sanno per certo che grazie alla munnezza noi siamo la popolazione con le più alte patologie tumorali della nazione (così, a prescindere dall’allocazione: gamba uguale pancreas uguale testa uguale via aeree, tutto dipende da lì) anche se è un dato mai ufficializzato da nessuna statistica o dichiarazione scientifica; tutti i battipagliesi sanno per certo che nella puzza del compost (teoricamente, scarti di cibo e materiale organico, che al massimo nei secoli produrrebbero metano) ci sono fumi tossici che vanno dal megaossido di pernitrato di acido solforico al plutonio polimerizzato diesel. E non c’è un battipagliese, uno, che negli ultimi anni non abbia incontrato un leggendario medico “del Norde” (sempre lo stesso, presumo) molto preoccupato per il numero di malati che ogni giorno gli arrivavano da quaggiù. Insomma, il tormento c’è: percezione, suggestione o negligenza di comunicazione dei vertici sanitari?
Facciamo a capirci: la puzza puzza, stop. Epperò, carte alla mano, finora l’intossicazione dichiarata dagli Enti di controllo ambientale è quella olfattiva: che è comunque un grave danno per la salute, ma prevalentemente sul piano psicologico, della qualità di vita, delle abitudini alimentari e conseguenti disturbi digestivi. Pretendere che Battipaglia sia considerata “a prescindere” una seconda Terra dei Fuochi, senza attendere una qualsivoglia ufficialità di qualsiasi collegamento sversi-malattia, oltre a essere l’escrescenza di un inspiegabile istinto masochista è anche svilimento di una tragedia che ha devastato l’area dall’agro al casertano con una quantità siderale di rifiuti tossici (tossici, ribadisco: non scarti di broccoli e lampadine rotte).
Ecco perché, alla fine, alla caciara dei tanti preferisco i tavoli dei pochi. Purché onesti, purché competenti. Purché informati, in un senso o nell’altro. La scienza partorisce ragionevolezza, non slogan e allarmismi che tutto fanno fuorché focalizzarsi sulla sostanza di una questione che, già in sé, è materia da prendersi con le pinze microscopiche dei cardiochirurghi.
Perché alla fine, c’è da convenirne un po’ tutti, la fondatezza delle opinioni risolve sempre più dell’incontrollabilità – per quanto suggestiva – di certi ormoni.

20 ottobre 2017 – © Riproduzione riservata
Facebooktwittermail