La vera natura del Pd
Caro direttore,
la mia convinzione è che molti elettori di sinistra non sono andati a votare in occasione delle elezioni regionali in Lazio e Lombardia anche perché sono convinti che molti dirigenti del Partito democratico si ispirano molto poco ai tradizionali ideali della sinistra. Essi avvertono che il Pd è condizionato troppo dalla logica clientelare e affaristica degli amministratori, coloro che sono iscritti al partito e che in tutto il Paese gestiscono molti Comuni e alcune Regioni; la logica degli amministratori si avvicina a quella di Matteo Renzi, che non a caso prima di fare il segretario del Pd e il Primo Ministro è stato presidente dell’Amministrazione provinciale fiorentina e poi sindaco di Firenze. Tutti sanno che nel Pd ci sono ancora consistenti elementi di renzismo sia nel senso dei comportamenti, sia nel senso della presenza di uomini e donne che hanno condiviso la leadership renziana.
Il gruppo dirigente attuale del Pd (Letta, Orlando, Franceschini, Zingaretti, ecc.), quello che adesso sostiene Elly Schlein, ufficialmente ha detenuto il potere ma il potere reale è nelle mani degli amministratori, quelli che sostengono Stefano Bonaccini. Ciò si è visto chiaramente, ad esempio, quando essi hanno dovuto scendere a patti con Vincenzo De Luca per ottenere buoni posti in lista in occasione delle recenti elezioni politiche. Gli stessi esponenti di Articolo 1 (Roberto Speranza, Pierluigi Bersani, Massimo D’Alema, ecc.) dicono di essere contro il renzismo ma non si sono quasi mai scontrati apertamente con gli amministratori.
Gli amministratori del Pd, che ragionano soprattutto in termini di potere e di consenso clientelare, non si sono scandalizzati quando per anni la destra leghista ha insistito per attivare l’autonomia differenziata delle Regioni. Stefano Bonaccini e gli altri amministratori del Pd (compreso perfino Vincenzo De Luca e Michele Emiliano) hanno guardato al maggior potere che essi avrebbero gestito nel caso in cui fosse andata in porto questa riforma, piuttosto che ai grossi e ulteriori squilibri che essa avrebbe comportato nel rapporto tra il Nord e il Sud del Paese.
Non è un caso che Vincenzo De Luca, il quale oramai da molti anni insulta regolarmente i dirigenti nazionali del Pd, non viene espulso né sanzionato. Il motivo reale per cui il gruppo dirigente nazionale del Pd non ha mai potuto prendere in considerazione l’ipotesi di espellere dal Pd Vincenzo De Luca e gli altri notabili del Sud è perché essi sono sostenuti dagli amministratori del Centro-Nord; essi evidentemente non sentono i notabili meridionali troppo lontani da sé stessi e dai loro comportamenti.
Cordiali saluti.
Franco Pelella
25 febbraio 2023 – © riproduzione riservata