La vergogna del proprio corpo: il body shaming

[di Anna Lambiase – psicologa*]

Il corpo, oltre a rappresentare la nostra esistenza al mondo, è il prodotto di molteplici fattori ed è il registro delle nostre emozioni, delle nostre esperienze, dei nostri vissuti. Lo stile di vita che adottiamo e l’immagine che abbiamo di noi stessi, plasmano i tessuti e la struttura del nostro corpo. L’Occidente ha da sempre combattuto la dicotomia tra mente e corpo, allontanandone il valore dell’unicità e della stretta relazione che esiste tra psiche e soma. Da qui, possiamo ipotizzare, che la cultura moderna occidentale ha standardizzato il corpo come un bell’involucro da mettere in mostra, oggettivandone il suo prestigio e cancellando il suo potere più antico e potente, quello di contenitore del nostro essere. In maniera inconsapevole ma potentissima, il messaggio: “Sono bello, quindi amabile” è passato ad oltranza dalle fiabe, dai film, dai racconti tra i coetanei. Bellezza quindi, come sinonimo di accettazione, di poter stare al mondo, di poter essere amato. Quali sono le conseguenze? Innanzitutto, gli standard estetici sono sempre più alti e irraggiungibili. Il desiderio è quello di arrivare alla perfezione e, dato che ciò è impossibile, si cade spesso in un forte senso di frustrazione che si trasforma in aggressività verso sé stessi con conseguente calo dell’autostima. Difatti, uno dei fenomeni più pericolosi e in voga con l’avvento dei social, è il cosiddetto: bodyshaming, cioè la “vergogna del proprio corpo”, conseguente agli insulti che fanno riferimento ai difetti fisici di una persona, presa di mira e attaccata sui punti deboli. Questa forma di bullismo verbale, ha avuto larga diffusione grazie ai canali social, con conseguenze pericolosissime.
In fase adolescenziale il corpo subisce notevoli cambiamenti e i ragazzi sono spesso in balìa di tempeste ormonali, la loro immagine muta giorno per giorno e la paura di non essere accettati perché inadeguati è enorme. Non sentendosi all’altezza, si può incorrere in comportamenti disfunzionali, quali un’alimentazione restrittiva, sviluppare rituali ossessivi verso l’abbigliamento e l’esercizio fisico, rimanere a casa e avere paura di affrontare il mondo esterno, punire il proprio corpo con comportamenti autolesionistici. L’immagine del nostro corpo non è data solo da criteri puramente oggettivi, ma è anche il frutto di esperienze passate, dei racconti che abbiamo sentito durante l’infanzia, delle emozioni introiettate dentro di sé. La famiglia di origine ha un ruolo cruciale, perché determina la base su cui si poggia l’autostima dell’adolescente. Se viene spesso paragonato o criticato da bambino, al di fuori del contesto familiare sarà più facile essere bersaglio di critiche, in quanto è un comportamento per l’adolescente normalizzante. Invece, bisogna educare i ragazzi all’accettazione, a valorizzare i propri punti di forza e non ad essere vittime del giudizio altrui, a legarsi profondamente alle persone.

*Psicologa, psicoterapeuta familiare

4 giugno 2022 – © riproduzione riservata

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