Le vite dopo il terremoto
“Sei punto cinque nasce dall’esigenza di dare voce alle persone incontrate durante i mesi di permanenza nelle aree terremotate di Lazio, Umbria e Marche”,questo annota la giornalista Monica Napoli all’inizio del suo libro. E ci riesce benissimo: Sei punto cinque è il racconto per immagini e testimonianze dirette di come il terremoto non cambia solo la vita delle persone coinvolte, ma sconvolge un’intera collettività, e svela limiti e capacità talvolta ancora sconosciuti agli stessi protagonisti.
Monica Napoli, giornalista originaria di Battipaglia, ha lavorato per diversi quotidiani nazionali e da anni segue e racconta i più importanti fatti di cronaca italiana ed estera per l’emittente televisiva Sky TG24.
Napoli ha scritto un libro in cui grande protagonista è il territorio del centro Italia, quel territorio bellissimo martoriato dall’incredibile sequenza sismica che ebbe il punto massimo nella scossa del 30 ottobre 2016 di magnitudo 6.5 (da qui la scelta del titolo). Un territorio ridotto in macerie, ma ancora vivo, come gli abitanti che lo amano e che vogliono tornare: Amatrice, Cittareale, Castelsantangelo sul Nera, Visso, Norcia. Pagina dopo pagina conosciamo le comunità attraverso le storie dei terremotati: Elisa liceale di Amatrice, nonna Dora che a 90 anni vorrebbe riaprire il suo bar a Pretare, l’imprenditore Albano Liberti e i suoi cavalli, la famiglia Girolami che va avanti nonostante tutto, Simona la postina di Muccia, Beatrice che ha dodici anni e non vuole lasciare Arquata, Remo il giovane capitano della Amatrice Calcio. Le loro vicende vengono raccontate bene, senza compiacimenti o falsi pietismi, in una prosa asciutta, da cronista che ci consente ancor più liberamente di partecipare con empatia agli eventi di quel 24 agosto 2016 e dei giorni successivi, fino alla scossa del 26 ottobre che fece crollare quel poco che era rimasto in piedi.
La forza delle immagini scattate da Marco Alpozzi è immediata; luoghi come la Rocca di Arquata del Tronto, il fiume Torbidone, il monte Vettore, prendono forma ai nostri occhi e vita nei nostri cuori; e per quelli di noi che furono terremotati nel terribile sisma dell’Irpinia del 1980 tutto è più comprensibile, più vero, più coinvolgente. Il terremoto è il segno che la terra è viva, ci ricorda l’autrice. Il suo bel libro ci ricorda quanto sono vive le persone che al terremoto resistono.
Alessia Ingala
15 febbraio 2019 – © Riproduzione riservata