L’ex Stir diventerà green, smart e sostenibile

[di Carmine Landi]

Smart Green Stir. Anglicismo concepito a Palazzo Santa Lucia per definire un maxi-progetto destinato a ridisegnare i quartieri generali del fu sacchetto nero, oggi tassativamente trasparente, stracolmo dei rifiuti indifferenziati dei cittadini salernitani. Stir “verde e intelligente”. Quel pattume diverrà energia: è questa la principale novità d’un programma in piedi da oltre quattro anni, che include, ovviamente, pure l’ex Stir di Battipaglia, da tempo noto con la sigla Tmb (Trattamento meccanico biologico dell’immondizia). 

Un piano da 32 milioni
Per ridisegnare la cittadella del rifiuto di via Bosco I, che accoglie la frazione secca proveniente da 158 comuni del Salernitano e da tre paesi dell’Irpinia, c’è un tesoretto da poco meno di 32 milioni di euro: è a disposizione dei tecnici dell’Eda, acronimo che sta per Ente d’ambito di Salerno, presieduto da Giovanni Coscia e diretto da Bruno Di Nesta, che potranno attingere alla cassa per rivoluzionare l’ex Stir di Battipaglia gestito dalla EcoAmbiente, società partecipata dell’organo sovracomunale. Risale all’estate scorsa la sottoscrizione del decreto d’ammissione a finanziamento del progetto definitivo presentato dai professionisti dell’Eda: Antonello Barretta, direttore generale del Ciclo integrato delle acque e dei rifiuti della Regione Campania, ha approvato lo stanziamento delle somme a favore dello Smart Green Stir in salsa battipagliese. S’attingerà al gruzzolo del Programma regionale Campania finanziato con i fondi europei delle annualità comprese tra il 2021 e il 2027: il semaforo verde al progetto destinato a rivoluzionare la maxi-piattaforma di via Bosco I s’è acceso all’esito del rilascio del parere favorevole da parte dell’Autorità di gestione, diretta dal funzionario regionale Sergio Negro. Contestualmente è stato approvato lo schema di convenzione che norma i rapporti tra l’organo titolare dello stanziamento dei fondi, la Regione Campania, e quello che li amministrerà, l’Ente d’ambito di Salerno, appunto. 

Biogas e combustibili
Il primo sprint risale a marzo 2022, quando arrivò il via libera del Cipess, il Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile. La mission, come si legge negli atti di pianificazione, è «determinare una netta ed importante riduzione dei quantitativi di Fst (Frazione secca tritovagliata, ndr) e di Fut (Frazione umida tritovagliata, ndr) prodotti, con un conseguente netto calo di fabbisogno di capacità di termovalorizzazione e di discarica». I documenti di fattibilità tecnico-economica da 33,5 milioni di euro, redatti nel 2021 dai professionisti potentini dello studio Cga, tramutati poi nel progetto definitivo oggetto di finanziamento, prevedono interventi mirati per convertire i rifiuti in risorse attraverso tre tecnologie avanzate. 

Produzione di Css (Combustibile solido secondario): la nuova linea tecnologica ridurrà di un terzo il volume delle ecoballe, consentendo di produrre Css, un combustibile utilizzabile in cementifici, acciaierie e centrali termoelettriche. L’intento è duplice: risparmiare sui costi di smaltimento (perché ci sarebbe meno rifiuto da trasportare, a peso d’oro, al termovalorizzatore d’Acerra o nelle piattaforme estere presso le quali la famigerata “Fut” viene spesso smaltita dai privati che s’aggiudicano gli appalti pubblici) e generare nuove fonti d’entrata grazie alla vendita del combustibile. Obiettivo, quest’ultimo, a lungo termine: per ora il combustibile servirà semplicemente ad alimentare l’ex Stir.

Biogas “made in Battipaglia”:
una sezione dedicata al trattamento dell’umido permetterà di ricavare biogas dai rifiuti organici, offrendo un’alternativa rinnovabile ai combustibili fossili. Questo passaggio, negli intenti dei progettisti, renderebbe l’impianto non solo un centro di trattamento, ma anche un produttore di energia pulita. L’umido, ovviamente, non è quello conferito nel sacchetto degli avanzi del cibo (che, invece, viene portato a Sardone di Giffoni Valle Piana): si tratta di quei brandelli d’organico che, inevitabilmente, vengono lasciati nel fu sacchetto nero.

Fotovoltaico e sostenibilità energetica: parte dei fondi sarà investita per installare pannelli fotovoltaici e sistemi per la produzione di calore e freddo, riducendo ulteriormente l’impronta energetica dell’impianto.

Smart Green Campania
Poco più della metà dei 31,8 milioni, il 51,8% per l’esattezza, verrà utilizzato per il recupero del materiale dai rifiuti non pericolosi. Il 30,56%, invece, servirà per la digestione anaerobica dei fanghi di depurazione. Le cifre rimanenti saranno sborsate per l’installazione di pannelli fotovoltaici che serviranno a produrre energia elettrica a beneficio dell’impianto e per la produzione di freddo e calore partendo da combustibili liquidi e gassosi non fossili rinnovabili. Lo Smart Green Stir, già previsto nel Piano d’ambito, magna charta che mappa gli impianti rifiuti di futura realizzazione nel Salernitano, troverà attuazione pure nelle altre analoghe piattaforme campane, ossia nei vecchi Stir napoletani di Tufino, Giugliano e Caivano, e in quello di Santa Maria Capua Vetere.

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