Listino buone azioni

[di Ernesto Giacomino]

Per carità, con tutto il rispetto, eccetera. Ma ieri mi è capitata sotto gli occhi la procedura di reclutamento, previo corso di formazione, delle Guardie Ambientali: ovvero i famosi “Agenti Verdi” che, stando a quanto s’è letto qualche settimana fa, dovrebbero anche vigilare sul corretto conferimento dei rifiuti per la raccolta differenziata. Trattandosi di volontariato (sinonimo romantico di “l’acqua e poca e la papera non galleggia”) ovviamente i requisiti minimi richiesti sono alla portata di tutti: fisico a metà fra Rambo e La Cosa dei Fantastici 4, fedina penale più intonsa di un monaco entrato in clausura un’ora dopo la prima comunione, e, dulcis in fundo, “ricevuta dell’avvenuto pagamento di euro 35” per roba tipo quota associativa e assicurazione infortuni.
Mi pare ovvio, in effetti: non solo ti consentiamo di venire a lavorare gratis, dedicandoci quel tempo libero che altrimenti sprecheresti alla scuola di liscio o a portare i nipoti al parco, non solo ti permettiamo di startene ore all’addiaccio senza rimborsarti neanche un the caldo o le aspirine per il raffreddore, vuoi vedere che mo’ pretendevi pure che la comunità ti pagasse il corso.
E gli è andata pure di lusso, secondo me. Trentacinque euro sono niente, se paragonati alla soddisfazione di essere presi a parolacce dal pensionato in contravvenzione per aver mischiato carta e plastica, o alla goduria di ficcare mani e naso in buste con scarti di pesce e uova marce. Che sarà mai, vuoi mettere il divertimento, magari a razzolare tra l’immondizia trovi pure l’occasione di un frullatore buttato ancora nuovo e perfettamente funzionante. Come dire: facile che, se i compiti fossero stati più gravosi, tipo svuotare cateteri agli allettati o servire pasti ai clochard, non ce ne si usciva con un contributo inferiore ai cento euro.
E però, hanno pure detto, “fa curriculum”. Come no: fai un concorso da insegnante, per dire, e scavalchi le graduatorie per il solo fatto di saper individuare i quaderni di carta riciclata. Oppure, se sei pensionato, scrivi la qualifica sotto il cedolino dell’Inps quando vai alla Posta e l’impiegato ti riconosce un paio di centoni in più.
Mi ricorda tanto quando, in gioventù, scrivevo per un altro giornale che si ritrovò ad appoggiare un certo candidato alle comunali: tra uno che era troppo preso ad attaccare manifesti, un altro che doveva fare pubbliche relazioni, un altro ancora che reggeva le assi del palco, dedicai un intero weekend – notti comprese – a riempire quasi tutte le pagine di quel numero. Credevo di essere almeno in credito di un grazie, ma mi sbagliavo: dall’indifferenza di candidato e compagni capii che avrei dovuto essere io, a ringraziarli, per avermi dato l’occasione di essere stato utile alla causa (ecco perché poi si votava a destra, ai tempi: con la gente del Cavaliere, una dedizione del genere m’avrebbe fruttato minimo uno scranno di fianco al Feltri).
È l’evoluzione della coscienza civica, insomma, la nuova etica del dovere sociale: disponibilità e abnegazione, come sempre, hanno un costo che va saldato. A nulla rilevando, in ciò, che adesso sia l’offerta a pagare la domanda: in fondo, tra il “fa’ bene e scordati” e il “fa’ male e pensaci”, ci può ben stare un più pragmatico “fa’ bene e spendici”.

 25 novembre 2016 – © Riproduzione riservata
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