Mamma, ho speso l’aereo

[di Ernesto Giacomino]

Il compianto Riccardo Garrone di “Vacanze di Natale” l’avrebbe detto in un modo più colorito, ma comunque il senso è quello: alla fine anche queste festività ce le siamo… ehm… sbrigate. Nel bene e nel male, in salute e in malattia, finché indigestione non ci separi.

M’è rimasta impressa, per dire, questa moda sempre più incalzante dell’aperitivo prenatalizio, il giro dei bar in ottanta minuti, le sbronze prese e restituite a chiazze per strada, tutti assonnati e blasfemi e barcollanti già ore prima di mettersi a tavola a bere. Manco se, anziché al Natale, ci si stesse preparando alla fine del mondo. Che poi, dice: benedette le nuove leve che hanno sdoganato i festeggiamenti per strada, ai tempi nostri ci si rintanava in casa già dal primo pomeriggio a puzzare di baccalà fritto e muschio del presepe. E beh: sarà che magari ai tempi nostri, là fuori, il 24 di dicembre, se t’andava bene c’erano due gradi sopra lo zero e un vento che ti staccava le orecchie. Come dire: non t’assaliva, tutta ‘sta voglia di startene a un tavolino all’aperto ad ascoltare il karaoke di “Sciaron e Maicol Show”. Un regalo del cambiamento climatico, insomma, che non è propriamente di buon auspicio per i tempi futuri.

E comunque, punto due: il Capodanno. Tranquillo, il nostro, come sempre. Anche stavolta, grazie a una sana e attenta pianificazione dei non-eventi, si sono evitati incidenti in strada, assembramenti, risse, baldoria. S’è proseguito come da tradizione ultradecennale: davanti al televisore a guardare i festeggiamenti degli altri, loro per piazze e slarghi e noi a fargli il coro sul labiale. Meno dieci, nove, otto, sette eccetera. Bum, auguri-auguri, mandatene qualcuno anche qua che ce la stiamo vedendo triste.

Che magari, un po’, certe scelte arrivo pure a comprenderle, per carità. Da un lato c’è l’amministrazione e dall’altro i battipagliesi: e questi qua, è storia, non puoi accontentarli tutti. Anzi, in genere non ne accontenti nessuno. A portargli in piazza, che ne so, gli Alunni del Sole, ti diranno che s’è corso un rischio perché qua -all’ospedale non c’è il reparto geriatria; se gli porti i Måneskin urleranno allo spreco di soldi pubblici. E se vengono gratis diranno che fanno troppo casino, e se abbassano il volume diranno che è una truffa e non sono i Måneskin. Me lo ricordo solo io, sì, un Capodanno con Gigi D’Alessio a piazza Amendola, i cui spettatori più entusiasti furono un metronotte, due randagi e un tizio che passava di là per prelevare al bancomat?

Epperò le cose, pur sapendo che non si può avere il consenso di tutti, andrebbero comunque provate. Anche con poco budget, eh: non è detto debba necessariamente essere il nominativo famoso sul palco, l’attrattiva per la gente che vorrebbe festeggiare in strada. Spesso si è semplicemente alla ricerca d’un pretesto per scendere, incontrarsi, trascorrere quelle ore notturne in una maniera diversa. Sarebbe andata bene anche l’orchestrina di Ratto e Le Sue Sabine; affiancandoci, che ne so, una gara di liscio o una sagra dello struffolo o un torneo outdoor di scopone scientifico.

Giusto per aspettare la mezzanotte insieme, stapparsi una bottiglia sui piedi. Starsene un po’ sospesi, insomma, in quell’illusione di affratellamento che pare mancarci ogni giorno di più.

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