Marrakech | di Iole Palumbo
Era un profumo ogni volta diverso, un insieme di odori che quando tiravi il fiato scendeva fino a giù nella pancia. Prima li assaporavi tutti assieme poi iniziavi a distinguere le singole fragranze, forti e prepotenti. Ogni essenza era un colore, un sapore, una persona, un ricordo. L’aveva sognato di nuovo il suo souk e aveva di nuovo attraversato la porta ad arco levigata, si era immersa nei suoni e negli odori e se ne era inebriata. Come sempre lo sguardo era stato rapito dai milioni di granelli colorati, spezie raccolte ovunque, nei sacchi di juta, nelle ciotole di ceramica decorate con tripudi di miniature, nei barattoli di vetro trasparenti. Anche a casa in Italia non mancavano mai: cumino, curcuma, zenzero, pepe nero, paprica, semi di anice e coriandolo, erano un pezzo del suo paese lontano, così lontano che iniziava a sbiadirsi nella mente.
Erano già le otto e lei non aveva nessuna voglia di cominciare la videolezione. Aveva utilizzato tutte le scuse: il pc glielo aveva regalato la scuola, la password gliel’avevano rigenerata, il mal di testa l’aveva colpita tre volte nell’ultimo mese e il ramadan era terminato. Solo pochi giorni e sarebbe andata alle superiori.
In classe i prof ce l’avevano messa tutta per integrarla coi gruppi di lavoro e i circle time, ma il muro tra lei e i compagni era sempre in piedi. Aveva forme e consistenze diverse, ma c’era. E ormai il tempo per abbatterlo era finito. Se si formava qualche crepa lei stessa provvedeva a rinsaldarla: aveva abbandonato il gruppo classe, tanto i compiti non li faceva e per le uscite gli altri usavano canali a cui non aveva accesso. Lo aveva capito da subito che il problema erano proprio le sue spezie. Pare che agli italiani non piacessero affatto quegli odori. La prof di Matematica ogni mese era costretta a far ruotarli nei banchi con la scusa della socializzazione. La verità era che nessuno voleva sedersi vicino a lei. Il primo lunedì del mese si tirava a sorte il proprio posto. Ricordava ancora il giorno in cui un destino beffardo aveva sancito che il povero Mattia dovesse rimanerle seduto accanto per due volte consecutive. Si era ribellato in tutti i modi con evidente imbarazzo degli altri, alla fine lei stessa gli suggerì di occupare la sedia degli assenti tanto nessuno lo avrebbe notato. C’era stato un altro che spruzzava profumo ovunque provocando l’ira dei docenti.
Il primo anno aveva rinnegato le sue origini e se ne era vergognata da morire. Tutte le mattine faceva la doccia per ore, ma non era servito a nulla: continuavano a chiamarla Marrakech. Poi finalmente era rinsavita, ora non avrebbe mai scambiato il suo tajine con l’hamburger del Mac e poveri loro che non sapevano cosa si perdevano! La dad era stata una benedizione, il pc trasmetteva solo immagini e suoni. L’esame lo avrebbe superato come tutti e poco sarebbe cambiato se avesse preso 10! Ciò che contava davvero era il biglietto per il Marocco, lo aveva prenotato da un mese e non vedeva l’ora di scappare.
Iole Palumbo
27 giugno 2020 – © Riproduzione riservata