Mischiatutto

[di Ernesto Giacomino]

C’è uno strano, assurdo fenomeno paranormale che da qualche in mese in qua sta turbando il sonno dei battipagliesi: la misteriosa dislessia da raccolta differenziata. Roba per cui, non ci si crede, si montano in strada dei bei cestini per i rifiuti, ciascuno non solo con il suo colore ma addirittura con la stampa cubitale di ciò che è destinato a ospitare (sul serio: scritto bello visibile, a prova di imbecille: “carta”, “vetro”, “multimateriale”, eccetera), e niente: a fine serata non ce n’è uno (dico uno) che al suo interno non contenga tutt’altra roba rispetto a quella per cui era destinato.
Ovviamente è impossibile che questa confusione sia volontaria, magari soggetta a un fatto di comodità o raggiungibilità: i cestini sono uno di fianco all’altro, e nessuna persona cerebralmente normodotata potrebbe intravedere un qualche vantaggio nel gettare la carta in quello del vetro, e viceversa. Eppure succede: continuamente, categoricamente. Vergognosamente.
Poiché, dunque, tale fenomeno non può essere in alcun modo attribuito all’azione dell’uomo (a meno che non s’ipotizzi che siamo una massa di barbari incolti, pur non avendone mai – mai! – dato prova in nessun altro ambito della realtà cittadina), parrebbe essere stato convocato un tema di esperti del paranormale, scelti tra tecnici dell’Area 51, allievi ripetenti del Padre Merrin de L’Esorcista e il frequentatissimo circolo serale di bizzoche “Trafitte e afflitte ma zitte nell’eterna sofferenza”.
I primi risultati delle indagini paiono essere incoraggianti: la causa di tutto non parrebbe essere aliena o sovrannaturale, ma imputabile esclusivamente a una paresi collettiva dovuta a un particolare picco di scie chimiche osservabili nel cielo tra le 19,00 e le 21,00 (la cosiddetta “fascia serale del troglodita al pascolo”). In pratica, la singolare e ciclica congiuntura atmosferica farebbe sì che, ultimata la sbevazzata a canna della birretta, il polso del battipagliese medio s’irrigidisca di botto e non sia più capace – per pochi attimi, quelli essenziali – di dirigere il rifiuto verso il cestino giusto, costringendolo irrimediabilmente a servirsi di quello immediatamente accanto. Alla patologia, peraltro, si associa anche una momentanea presbiopia multipla equinoziale carpiata mista, tale che, una volta resosi conto dell’errore, il malcapitato non riesca più a individuare – nel cumulo di zozzeria già sversata da altri “infortunati” – ciò che ha appena buttato, sì da poter eventualmente correggere il tiro.
Fortunatamente, comunque, il problema riguarda solo i rifiuti più ingombranti e vistosi (generalmente lattine, bottigliette, bicchieri monouso o sacchetti di plastica già ricolmi di loro), giacché per le cartacce, i chewingum, i kleenex e minuteria varia vige ancora il caro, vecchio sistema del buttare per terra in strada.
Ad ogni modo, tranquilli: a male trovato, cura approntata. Basterà, d’ora in poi, apporre le etichette sui cestini solo a fine serata, dopo aver fatto un inventario sbrigativo dei rifiuti rinvenuti: che sembra, questo? Secco? Ok, scolla e incolla, domani buttiamo. Ovviamente, in ciò, fingendo di non vedere che il vero contenuto che li accomuna tutti sarà sempre la solita, avvilente inciviltà.

24 aprile 2017 – © Riproduzione riservata
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