Oltre il buio della depressione
[di Anna Cappuccio, psicologo clinico, psicoterapeuta]
Un senso di vuoto e inutilità ci sveglia al mattino, la nostra giornata è carica di sensazioni di tristezza e malinconia, abbiamo difficoltà a concentrarci e il lavoro ci risulta pesante, perdiamo progressivamente interesse per le attività che riempiono la nostra vita fino a sentirle distanti ed estranee a noi. Quando il vissuto depressivo si impossessa del nostro cuore ci confrontiamo con una sensazione che attanaglia e soffoca e che non è facile da accettare. Per questo il senso di abbattimento viene spesso negato e mascherato, per questo i volti che può assumere sono molteplici e legati alle caratteristiche personali di ognuno di noi. Così la depressione può evolvere in atteggiamenti ipocondriaci, cioè in una preoccupazione morbosa e inappropriata per la propria salute, un’attenzione ossessiva per quello che succede nel nostro corpo e per ogni piccolo malore che viene attribuito impropriamente a patologie più o meno gravi che si pensa verranno, in seguito, diagnosticate. Altre volte si veste di iperattività e di irrequietezza, di una necessità spasmodica di riempire la propria vita o di una dedizione assoluta e totalizzante al lavoro, eliminando ogni possibilità di uno spazio per se stessi, per le relazioni, per gli affetti. Altre volte ancora la depressione trova conforto nel cibo, nella abbuffate serali in compagnia o in quelle notturne e solitarie o anche nelle bevute inebrianti con amici per lo più improvvisati e mascherate di convivialità.
Spesso il sentimento depressivo può svilupparsi come conseguenza di esperienze luttuose o traumatiche. I lutti possono essere reali, come la morte di una persona cara o la fine di una storia affettiva importante, ma possono essere anche legati a una dimensione esclusivamente interiore come una modificazione nell’immagine di sé, nel modo di vedersi o nel modo di considerare le persone significative. Questo avviene soprattutto in periodi di vita caratterizzati da particolari cambiamenti fisici e di ruolo, come l’adolescenza, il puerperio, la menopausa, il pensionamento.
Tuttavia, quando le sensazioni di abbattimento risultano di lunga durata o quando l’intensità della reazione è sproporzionata all’avvenimento, le esperienze di vita ad essa collegate devono essere considerate come fattori scatenanti e non elementi causali dello stato d’animo che si sta vivendo. In questi casi è necessario andare a ricercare le cause interiori profonde, spesso nascoste e sconosciute che, negli anni, hanno alimentato il sentimento di abbattimento.
Ed è proprio la ricerca delle motivazioni interiori che segna l’inizio del cambiamento. Infatti, un percorso approfondito all’interno di noi stessi e della nostra storia personale porta alla progressiva conoscenza delle nostre paure, ci permette di realizzare una consapevolezza delle motivazioni che hanno mosso le scelte della nostra vita e di quello che veramente vogliamo essere. Soprattutto può smuoverci da situazioni di immobilismo verso un cambiamento che renda realizzabile una vita più autentica e gratificante e possa traghettarci oltre il buio della non scelta.
17 settembre 2020 – © Riproduzione riservata