Ospedale: si cerca l’accordo

Ospedale2015Puoi arrangiare quanto vuoi, ma la musica, alla fine, è sempre la stessa.
“The song remains the same”, cantavano i Led Zeppelin. E il repertorio suonato da qualche anno a questa parte nei pressi di via Fiorignano propone sempre lo stesso, tormentato ritornello: l’ospedale Santa Maria della Speranza rischia la chiusura.
Galeotta, ma non troppo, la legge 161 del 2014, agli effetti della quale dal 25 novembre del 2015 è stato abrogato il comma 6 bis dell’articolo 17 del decreto 66/2003. Mai più turnazioni selvagge all’interno delle strutture ospedaliere italiane, insomma.
Ogni ventiquattro ore, infatti, i medici e gli infermieri avranno diritto a undici ore di riposo. E il rischio, per l’orchestra del plesso battipagliese, è di non riuscire più a suonare.
In altre parole, i drastici tagli da spending review che hanno vessato il Salernitano e, in particolare, gli ospedali della Piana del Sele, in seguito ai quali qualcuno aveva pure cantato la virtuosità degli oculati amministratori, ora si fanno sentire di più. E lasciano intendere che l’ospedale di Battipaglia non era mai stato tanto vicino al collasso.
L’esempio più nitido riguarda il reparto di Radiologia. Tra il Santa Maria della Speranza e il Maria Santissima Addolorata di Eboli, infatti, in fatto di lastre si può contare soltanto sull’apporto di un primario e di quattro radiologi. «Occorre personale», ha fatto sapere il direttore sanitario di entrambe le strutture, Rocco Calabrese. Il numero uno dei due principali ospedali della Piana s’è così espresso in merito all’emergenza radiologia: «Abbiamo bisogno di almeno tre radiologi, che possiamo recuperare dagli ospedali che, oltre a degenza e urgenza, possono garantire pure l’ordinario: allo stato attuale, infatti, non riusciremmo neppure ad assicurare un turno di ventiquattr’ore».
C’è chi s’indigna, e addirittura punta il dito contro la legge. Eppure, l’ultima misura adottata dal legislatore è sacrosanta: in attesa di quanto verrà fuori dal prossimo contratto nazionale, infatti, il dato certo è che l’Italia, stanca di pagar sanzioni per l’esigua legiferazione in fatto di turni ospedalieri, s’adegua agli altri paesi d’Europa. Più che nel “ce lo chiede l’Europa”, insomma, il problema sta nella proverbiale, italica lentezza. Di rado, da queste parti, si riesce a stare sul pezzo, e dunque, mentre era già nell’aria la regolamentazione delle turnazioni, dal capoluogo di regione s’adoperavano le più taglienti cesoie ai danni del Santa Maria della Speranza. In nome del dio risparmio, si dileggiava quello d’Asclepio.
Nel frattempo, come se fossero al Pastena o al Dirceu, battipagliesi e ebolitani s’infervoravano assistendo al derby sanitario del Sele, e gli ultrà della politica strillavano campanilistici cori dinanzi alla prospettiva dell’Ospedale Unico della Piana.
Ora, tuttavia, gli strumentisti in camice bianco delle orchestre del Castelluccio e del Castello Colonna cominciano a osservarsi vicendevolmente come mai s’erano guardati prima. E cercano un diapason, sì da trovare la giusta nota per provare ad accordarsi armonicamente.
Alle orecchie dei battipagliesi, ad ogni modo, suona piacevole la proposta di Cucco Petrone. L’ex consigliere regionale e comunale, infatti, ha proposto alle forze politiche e alla cittadinanza di costituire un’associazione a difesa dell’ospedale. L’idea era venuta al dottor Fausto Lucarelli: «M’aveva detto per telefono – fa sapere Petrone, parlando del compianto chirurgo – che l’ospedale va salvato, e m’aveva proposto di mettere in piedi un’associazione, sì da avere un titolo per intervenire». Una lotta che unisce. Destra e sinistra. Battipaglia e Eboli. Unisce, proprio come la musica. D’altronde, le note non hanno lingua: basta accordare gli strumenti nella maniera giusta. Serve un diapason, mica degli arrangiamenti. E, dalle parti della Piana, lo si dovrebbe imparare.

11 dicembre 2015 – © Riproduzione riservata
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