Parliamo di scuola

[di Francesco Bonito]

Negli ultimi mesi ne abbiamo parlato spesso. Scuole che sono state repentinamente chiuse, poi demolite, e che lentamente si sta provvedendo a ricostruire (Fiorentino); oppure chiuse in attesa di essere demolite e rifatte da capo (Marconi). I lettori sanno a che punto siamo, in particolare i genitori degli alunni delle due citate (le più “antiche” scuole medie di Battipaglia), i cui figli hanno cambiato itinerario casa-scuola. 

Questa volta non parliamo di edifici scolastici, ma di scuola. E non solo su questo numero; per questo il nostro proposito è finito addirittura in copertina. Parleremo di scuola perché convinti che nella scuola ci sia una vitalità, un’energia e, a volte, un entusiasmo che spesso latita in altri settori della vita della nostra comunità. Il dinamismo della scuola, la sua capacità di mettere in moto processi virtuosi e contagiosi, rende impietosamente evidente l’indolenza o l’immobilismo di chi opera al di fuori di essa. Scuole che sono sempre più numericamente consistenti, con popolazione pari a quelle di un piccolo comune; scuole che sono il fulcro di un quartiere, luoghi dove quotidianamente ci si misura con i problemi e le necessità delle famiglie; scuole che, tra mille difficoltà, rappresentano a volte l’ultimo “presidio pubblico” in una società sempre più conquistata e dominata dal “privato”.

La scuola non solo fa studiare (dovrebbe!), ma offre opportunità: fa viaggiare in Italia e all’estero, porta a cinema e a teatro; spesso la scuola consente gratis la pratica sportiva, ospita eventi culturali aperti a tutti, promuove valori sul territorio, aiuta a “diventare grandi” e, soprattutto, insegna a essere buoni cittadini (dovrebbe!). Opportunità che non sempre si trovano “fuori”. E poi – consentitemi una divagazione – le scuole sono spazi di confronto democratico, gli unici rimasti dopo la crisi dei partiti politici tradizionali di fine Novecento (non trovate che le infuocate “chat delle mamme” siano la versione digitale e apprensiva dell’agorà dell’antica Grecia?).

Pertanto, Nero su Bianco darà più spazio alla scuola. Ne parleremo più spesso, per accendere un riflettore su un mondo che instancabilmente, tra mille difficoltà, è al centro della vita di ogni comunità. Proveremo a raccontare cosa succede “dentro”: le storie, i traguardi, i problemi, i riconoscimenti, i progetti di questi piccoli paesi dentro un paese più grande. Consapevoli che il presente della scuola è il futuro di una comunità, sia essa un paesino di tremila anime o una nazione con sessanta milioni di abitanti. 

I care, c’era scritto nella scuola di don Lorenzo Milani. Anche a noi, nel nostro piccolo, la scuola interessa.

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