Pastina: «Sono innocente»
Orlando Pastina torna a parlare in pubblico. Lo fa quando, dalla sua ultima apparizione, a maggio 2014, sono passati due anni e mezzo. All’epoca, in seguito allo scioglimento del consiglio comunale di Giovanni Santomauro, l’ex consigliere comunale parlò di accuse infondate e disse che Battipaglia non è una città di camorra.
In un sabato mattina, il 21 gennaio, all’interno del bar One, a via Mazzini, fa lo stesso.
«Smettetela di campare sulle mie spalle: lasciatemi in pace!».
Parla così Pastina durante una pirotecnica conferenza stampa. L’uomo, rinviato a giudizio in seguito al blitz “Sistema”, che, a maggio 2015, portò dietro le sbarre 87 persone, tra cui il figlio Paolo, portando all’iscrizione di oltre cento persone nel registro degli indagati, ha commentato le vicende processuali che lo hanno coinvolto negli ultimi anni. Lo ha fatto col supporto di Raffaele Francese e Giuseppe Annunziata, i due legali che seguono il suo caso. E ha parlato tanto del passato, parecchio anche del presente e un po’ pure del futuro.
Non sono mancate, ad esempio, velenose stoccate all’indirizzo dell’amministrazione comunale attuale, guidata da Cecilia Francese. Secondo Pastina, il governo cittadino deve fare chiarezza: «Non può astenersi dallo spiegare ai cittadini che cosa sia accaduto negli ultimi tre anni» e «non può campare sulle spalle di Pastina come hanno fatto le precedenti amministrazioni». Al sindaco e agli assessori, l’imprenditore ha detto che «se ci sono dei poteri forti vanno denunciati» e che «non ci si può nascondere dietro il capro espiatorio».
I messaggi più forti, ad ogni modo, l’ex consigliere li ha riservati agli operatori della carta stampata, ritenuti artefici d’una vera e propria «gogna mediatica».
E poi Pastina ha commentato quelli che, a suo dire, sarebbero i paradossi del processo.
«Ci stiamo difendendo da un provvedimento che aspettavamo da due anni prima che venisse emanato». L’ex consigliere comunale, inoltre, dice d’aver riletto per ben tre volte le 52mila pagine che racchiudono tre anni di indagini, e d’avervi ravvisato parecchie atipicità.
«Dallo scioglimento del consiglio comunale, ad esempio, non è stato indicato nemmeno un camorrista», ha detto Pastina. E ha aggiunto: «Le indagini iniziano a settembre del 2009, quando, a detta della magistratura, questo sodalizio camorristico avrebbe preso piede, e finiscono nel 2012: eppure io sono stato eletto a maggio 2009, e la famosa società de L’Angolo di Lena viene istituita a febbraio dello stesso anno…». Tra l’altro, quando si parla di sequestri di quote societarie in altre attività, «sono venuti a prendersi olive nere, sedie e bevande analcoliche: sono questi i possedimenti di cui si parla, e i cittadini devono saperlo…».
Pastina ha parlato anche delle accuse di scambio di voti: «In merito al capo 113 – ha detto – non è stato rinviato a giudizio nessuno, se non mio figlio Paolo, e a questo punto vien da chiedersi se lo scambio camorristico di voti ce lo siamo fatti io e mio figlio…». L’imprenditore ha aggiunto che «nelle intercettazioni, in molti dicono di aver votato altri consiglieri comunali; qualcuno dice d’aver votato pure uno che ora fa il vicesindaco…». E sulle case popolari di viale Manfredi: «Agli occupanti abusivi ho sempre detto di andare via, e tutti lo sanno…».
L’ex calciatore è sicuro della propria innocenza. Tra i testimoni per i quali ha fatto richiedere l’interrogatorio, c’è anche l’ex commissario prefettizio Mario Rosario Ruffo.