Per Falcone una scarpa di diamante

[di Andrea Laganà]

Bomber, Ave, Zio, Capitano. Tanti nomi, una sola persona: Gianluca Falcone. Dalla sua sedici, e dico sedici, campionati vinti con circa seicento, e dico seicento, reti fatte. Mica bruscolini. È il re incontrastato delle categorie inferiori. Ha vinto con qualunque maglia, con qualunque squadra, con qualunque società. Lui, con la maglia numero 10 sulle spalle, a trainare fronde di ragazzini a espugnare campi di paese. L’ultima magia si chiama Serroni Calcio. Altro campionato vinto, altro record di gol: trentacinque, e dico trentacinque, che gli varrà la scarpa di diamante. Che poi la carta d’identità dica quarantuno, e dico quarantuno, ma sono quisquilie quando dentro hai il fuoco dei ragazzini, nelle gambe la dinamite e nella testa un concerto d’archi. 

«Quello che mi spinge – dice Falcone – è la passione. Io amo il calcio. Amo i campi di periferia. E il calcio mi ha salvato da tanti momenti brutti e lo amerò alla follia, per questo motivo lo chiamo “il mio calcio”. Col Serroni è stata un’annata bellissima dove ho conosciuto ragazzi davvero bravissimi che non hanno un briciolo di cattiveria. Mi sono innamorato di loro dal primo giorno. Da settembre li ho anche allenati garantendo la presenza sul campo sempre, anche sotto il diluvio». Nel suo curriculum merita un capitolo a parte la sua capacità di far rinascere la Battipagliese dopo anni di buio. Dai campi di periferia, è vero, ma ha dato il là alla costruzione di una società nuova, forte e competente. Nonostante le chiacchiere e le critiche dei soliti che non hanno accettato questa ripartenza dal basso, gli va dato merito, ha avuto ragione. Punto. «Aver riportato in vita la Battipagliese – continua Falcone – e aver vinto con la fascia al braccio è qualcosa che non si può spiegare. Molti calciatori e dirigenti dovrebbero ancora ringraziarmi». 

Una punta di veleno che viene scacciato via quando si fanno i nomi dei compagni che in questa lunga carriera lo hanno accompagnato al trionfo: «Magliano, Ciotti, Ancora e Marino: hanno lavorato per me e per i tanti gol che ho segnato. A fine carriera mi sono piaciuti tantissimo Peccia e Capone ma Cesaro come assist man ha qualcosa in più rispetto alla media». E l’anno prossimo? Scarpette al chiodo? Macché, lo troverete ancora lì, a correre dietro ad un pallone, a gonfiare la rete e alzare le braccia al cielo. «Giocherò altri cinque anni almeno. L’allenatore? Alleno da sempre, al fianco dei miei mister, soprattutto del più forte di sempre: Fiorello “Josè” Lerro». 

Dal campo di calcio al sociale è un attimo. Beach village, carnevale, solidarietà, epifania, concerti: Falcone, a tutto tondo, è il re incontrastato degli eventi a Battipaglia. Dargli fiducia è sinonimo di successo: nel calcio come nella vita. E allora, corri Gianluca, corri e non fermarti. 

3 giugno 2023 – © riproduzione riservata

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