Piante medicinali e dolori articolari

[di Simona Otranto, erborista]

La natura ci offre un vasto ventaglio di rimedi ad azione antinfiammatoria, analgesica, antireumatica e protettiva nel trattamento dei dolori causati da malattie infiammatorie di vario genere. Di seguito una sintetica panoramica delle piante più conosciute, studiate e utilizzate negli ultimi anni in quelle che si possono definire nell’insieme – secondo la SIR (Società Italiana di Reumatologia) – malattie osteoarticolari e dei tessuti connettivi.

Artiglio del diavolo, Harpagophytum procumbens Burch.
È una pianta rampicante originaria dell’Africa tropicale. La droga è costituita dalle radici secondarie. Tra i costituenti principali ritroviamo i glucosidi iridoidi come l’arpagoside, l’arpagide e procumbide. Presenti anche acidi organici, triterpeni, fitosteroli. Questa pianta, adoperata sin dall’antichità anche come febbrifugo e amarotonico, presenta attività analgesica, antinfiammatoria, antireumatica, antiartritica sia negli stati infiammatori acuti che in quelli cronici. Allevia il dolore, riduce l’infiammazione e migliora la mobilità delle articolazioni. A queste attività si somma anche la capacità condroprotettiva dovuta all’inibizione di numerosi fattori di degradazione delle cartilagini. Tra le altre proprietà abbassa il colesterolo, la glicemia, l’uricemia. 

Salice, Salix alba L.
La droga è costituita dalla corteccia della pianta nella quale si ritrovano numerose sostanze tra cui glicosidi salicilici come la salicina, la salicortina, oltre a tannini condensati e flavonoidi. I salicilati agiscono come profarmaco, vengono metabolizzati a livello epatico in acido salicilico e vanno a costituire una vera e propria “aspirina vegetale”. L’azione analgesica e antinfiammatoria è lenta ma più duratura rispetto ai medesimi derivati sintetici (aspirina). Il vantaggio è che la corteccia del salice non ha effetti gastrolesivi e possiede inoltre effetti antiaggreganti piastrinici minori.

Olmaria, Spirea ulmaria L. 
Questa pianta è anche conosciuta come “regina dei prati” o “barba di capra”. La droga è costituita dai fiori e dal rizoma. I primi si utilizzano per l’effetto diuretico, antinfiammatorio e calmante, mentre il secondo, sotto forma di decotto, come antireumatico. Come per il salice, anche in questa pianta abbondano i salicilati. L’azione antinfiammatoria è potenziata dall’azione vasoprotettiva dei flavonoidi. A differenza degli antinfiammatori sintetici non danneggia lo stomaco, anzi, grazie alla presenza di mucillagini ha azione protettiva sulle mucose. Molto attiva come antipiretico e negli stati influenzali, più lenta ma altrettanto efficace nell’alleviare i dolori.

BoswelliaBoswellia serrata Roxb.
La droga altro non è che una gommoresina ottenuta per incisione della corteccia di questo albero che cresce in India, nord Africa e medio Oriente, in tutto e per tutto simile al più conosciuto incenso (Boswellia carterii). Contiene olio essenziale caratterizzato dalla presenza di acidi boswellici, considerati i principi attivi della pianta. Numerosi studi clinici ne hanno confermato l’effetto antinfiammatorio e antidolorifico in particolare nelle malattie croniche (artrite reumatoide).

L’assunzione di preparazioni a base vegetale come complemento alle terapie farmacologiche, grazie all’azione sinergica, possono ridurre l’utilizzo dei farmaci di sintesi e di conseguenza i loro effetti collaterali. Le piante citate vengono adoperate altresì per la preparazione di unguenti e pomate ad uso esterno.

3 ottobre 2020 – © Riproduzione riservata

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