Pino Bovi: «Teniamo fede alla parola etica»
Ottenere 433 voti, tra l’altro alla prima candidatura, non è da tutti. Come c’è riuscito?
«Si sono sommati positivamente tanti fattori. I miei elettori hanno scelto il nuovo, ma hanno scelto anche un 55enne: insomma, io non sono a ridotta affidabilità. Ero nuovo, ma non ero fuori dalla vita politica, provenendo da nove anni di militanza. Inoltre il mio lavoro mi consente di venire a contatto con un sacco di persone. E poi davanti a me c’era Cecilia: è stato semplice, perché il calibro del candidato sindaco ha aiutato, e per me era importantissimo, tant’è che il mio slogan era “Diamo forza a Cecilia per cambiare Battipaglia”. Avrei evitato di candidarmi: è stata davvero una scelta di servizio. Poi ho visto come hanno risposto i miei pazienti, gli amici, i conoscenti, tantissime persone che non vedevo da anni e che mi hanno chiamato. Anche mia moglie mi ha dato una grandissima mano, pubblicando su Facebook delle mie vecchie fotografie attraverso le quali raccontava la mia storia e organizzando un gruppo di sostenitori. Fondamentale, infine, è stato l’apporto della comunità acernese di Battipaglia, visto che la mia famiglia è originaria di Acerno».
Da primo eletto della coalizione che è al governo di questa città, avrà sulle spalle maggiori responsabilità. Come si comporterà in consiglio comunale?
«Bisogna impegnarsi a mantenere buoni rapporti con tutti. Da parte mia metterò in campo ogni tentativo al fine di arrivare in consiglio comunale con le migliori intenzioni, che io ne sia il presidente o no».
Ai consiglieri di Cecilia Francese è stata mossa l’accusa di essere inesperti.
«Accetto la parola “inesperti”, ma non “impreparati”. Si tratta di consiglieri impreparati nella misura di quelli che poi sono diventati esperti. Inesperti sì, ma c’era bisogno di rinnovare i quadri per dare fiducia alla gente. Andiamo a governare, allora, e vedremo».
Quali sono stati i momenti più belli di questa campagna elettorale? E i più difficili?
«È stato bello rendersi conto che il mio nome trovava terreno fertile tra la gente: ho preso a rendermene conto in occasione d’una prima riunione, in una casa di amici. E ugualmente passava anche il nome di Cecilia. È stato difficile, invece, riuscire a raggiungere tutti a causa del lavoro, ma soprattutto è stata doloroso leggere alcuni post su Facebook e far finta di nulla».
Quali sono, secondo lei, le priorità dell’amministrazione?
«Ora bisogna tener fede alla parola “etica”. Dobbiamo trasformare in fatti l’eticità di cui abbiamo parlato. E poi occorre darsi da fare per la pacificazione della città».
Al di là della politica, chi è Pino Bovi?
«È un signore di 55 anni, educato da due persone che si sono fatte da sole. È medico e giornalista perché gli piace e perché è stato formato dagli scout al concetto di servizio.
Qual è la sua squadra del cuore?
«Inter».
E la canzone preferita?
«Scegline una di Lucio Battisti».
C’è una canzone che dedicherebbe a Battipaglia?
«Alice di De Gregori». E subito dopo, il dottor Bovi canticchia “Ma io non ci sto più e i pazzi siete voi”.