Primi volti, primi voti
[di Francesco Bonito]
Sono quattro, per ora, i candidati sindaci. Le regole del galateo, la cronologia delle candidature e l’ordine alfabetico sono coincidenti e dettano la sequenza: Francese, Liguori, Mirra e Tozzi.
Cecilia Francese è stata la prima ad annunciare di volersi ricandidare: era il giugno del 2019 quando il nostro giornale le dedicava la prima pagina col titolo “Mi ricandido”. Allora sembrava un’uscita temeraria: Francese era in un periodo difficile, aveva visto allontanarsi alcuni dei suoi consiglieri più influenti e perso diversi sponsor politici, appariva politicamente isolata e con la sua popolarità per la prima volta in calo. Invece, invertendo un trend in discesa, ha riconquistato consensi e fiducia. Ha puntellato la sua maggioranza, tanto da entrare nella breve storia del Comune di Battipaglia come l’unico sindaco a concludere il mandato. Nel frattempo ha risanato le finanze comunali, un risultato innegabile, snobbato solo da chi non si è mai misurato nemmeno con i conti del salumiere. Oggi il suo nome divide l’opinione pubblica: non è un mistero, per citare un esempio, che i commercianti non abbiano digerito i lavori stradali “dis-organizzati” nella settimana prima di Natale. Ma proprio l’accanimento col quale viene attaccata da alcuni, ha risvegliato la sua resilienza e rinvigorito i suoi fedelissimi. Difficile calcolare il saldo tra abbandoni e nuovi seguaci, il valore lo si capirà leggendo i nomi nelle sue liste. Un consiglio non richiesto: se si sbaglia, ammetterlo e chiedere scusa non solo è giusto ma anche conveniente. Imparare a farlo gioverebbe alla sua comunicazione. Dei quattro è quella più abile nel conquistare consensi tra la gente, sia per allenata empatia che come portato del suo “lungo” governo, ma deve lavorare sodo per costruire liste altrettanto attraenti.
Alfredo Liguori è stato sindaco, è molto popolare e ha sempre fatto politica da quando era poco più che un ragazzino. Per questo è incomprensibile che in molti lo considerino un outsider. Si è mosso con grande tempismo e ha avuto delle felici intuizioni comunicative. Presentarsi come “Alfredino, uno di voi” funziona. Mostrarsi disponibile all’ascolto, umile e promotore di una leadership collegiale, per contrapposizione ha evidenziato i punti deboli dei suoi competitor elettorali attuali e imminenti. Gode dell’amicizia e della riconoscenza di tanti che hanno prontamente risposto al suo appello. Inoltre, giocare d’anticipo gli ha consentito di portare dalla sua parte candidati consiglieri competitivi, spesso sottratti agli schieramenti concorrenti. Liguori è un uomo da campagna elettorale, capace di attirare consensi e simpatie; in più, rispetto alla sindaca uscente, ha grande abilità nel costruire le proprie liste e indebolire quelle altrui. Da capire l’appeal che avrà sui giovanissimi e su quelli a cui non è piaciuto il suo primo mandato. C’è da scommetterci: comunque andrà, Alfredino farà fruttare il risultato elettorale del primo turno.
Maurizio Mirra è nella condizione simmetricamente opposta a Liguori. È il meno esperto di competizioni elettorali, riscuote consensi tra i più giovani, ha il problema di approntare liste che producano i numeri che servono a vincere. A sostenerlo un movimento coeso con un percorso certificato di impegno nella comunità battipagliese; Civica Mente ha coerentemente scelto un candidato espressione di una generazione preparata, socialmente impegnata e idealmente generosa. Avrebbe le carte in regola per ricoprire il ruolo a cui si candida, è abituato alle responsabilità e ha esperienza nella gestione del personale amministrativo. Certo, parte innegabilmente indietro rispetto ai due sindaci e il terreno da recuperare è impervio, anche perché tanti votano il presunto favorito, e lui non lo è. Un consiglio non richiesto: non tanto a lui quanto all’intera squadra: la competenza è una dote e potrebbe essere un vantaggio. Ma non sempre è così in campagna elettorale, soprattutto quando viene sbandierata come peculiarità esclusiva. In quel caso fa rima con supponenza e, si sa, spesso gli elettori votano uno come loro, non chi si presenta come “uno meglio di loro”.
Ugo Tozzi, ultimo a rendere pubblica la sua candidatura, ha sparigliato le carte sul tavolo del centro destra. Già vice sindaco, è l’unico dei quattro ad avere alle spalle un partito che gode di ottima salute. È uscito per tempo dalla scia della Francese e questo gli consente di emendarsi agli occhi di coloro che ancora gli rimproverano il “patto nobile” che garantì la vittoria alla sindaca. Se il centro destra convergerà sul suo nome potrebbe avere concrete chance di arrivare al ballottaggio, anche se oggi Forza Italia è più un brand vintage che un partito con percentuali a due cifre. Viceversa, se Zara deciderà di cimentarsi nell’ennesima disfida battipagliese, Tozzi sarà costretto a una logorante tenzone senza esclusione di colpi con l’ex sindaco. L’anestesista può mettere a frutto la consolidata militanza in Fratelli d’Italia e giovarsi dei vantaggi che un partito organizzato può offrirgli. Nel decidere di uscire allo scoperto ha mostrato coraggio e ha evitato di farsi cuocere a fuoco lento da chi puntava a prolungare la gestazione per trarne un vantaggio tattico.
[Degli altri candidati parleremo non appena si paleseranno].
Francesco Bonito
13 febbraio 2021 – © Riproduzione riservata