Puc, buone idee da realizzare
Abbiamo letto le linee guida del Piano urbanistico comunale: ci sono diverse buone idee e, finalmente, un progetto razionale di sviluppo per Battipaglia
Il 14 dicembre Massimo Alvisi e il suo team hanno consegnato le fatidiche linee guida del Puc. Un documento di 141 pagine – al quale va aggiunta la parte giuridico-amministrativa a cura di Christian Iaione di LabGov – che, piaccia o no, dovrebbe essere alla base del nuovo piano urbanistico comunale.
«In democrazia – ha spiegato il commissario Gerlando Iorio, interrogato su cosa accadrà alle linee strategiche quando arriverà la nuova amministrazione – tutto è modificabile».
Eppure, dando un’occhiata alle sudate carte, vien difficile dirsi in disaccordo.
Complicato, infatti, dissentire in merito alla riqualificazione dell’ecosistema costiero, o all’idea del Tusciano come d’un connettore territoriale, o al recupero delle aree dismesse e dei beni confiscati, o alla realizzazione d’un parco di innovazione rurale e urbana.
A detta d’Alvisi, la parola chiave è “accoglienza”. «Proprio grazie alla sua capacità di aprire le braccia – ha detto l’archistar – Battipaglia è diventata grande e s’è costruita una storia importante».
Per quel che riguarda il litorale, il fulcro è nella riqualificazione della fascia pinetata: andranno eliminati gli elementi di degrado, in primis gli abusi edilizi, e dovrà esser ripristinato immediatamente lo stato dei luoghi, programmando una manutenzione della pineta alla luce dell’analisi dello stato delle alberature. Necessario rivedere la mobilità, declassando e valorizzando la SP175 dal confine con Pontecagnano fino all’intersezione con la SP135, in funzione di un riassetto complessivo dell’infrastruttura che potenzi la fruibilità e l’accessibilità pedonale e ciclabile, riducendo la sezione carrabile. Dunque, in corrispondenza degli incroci della litoranea con la SP135 e al confine con Pontecagnano a sud, andranno localizzati due nodi di interscambio.
E poi c’è il Tusciano. Per Alvisi e i suoi, va recuperato il rapporto, fino ad oggi negato, col fiume, attraverso la rinaturazione delle sponde del Tusciano e la realizzazione del parco fluviale. Un’opera che passa attraverso il potenziamento del ruolo del fiume come infrastruttura verde di connessione tra i macrosistemi territoriali e i siti storicamente, culturalmente e paesaggisticamente rilevanti, e rafforzando le opere di prevenzione del rischio idrogeologico.
Luoghi identitari. Bisogna valorizzare, ma al tempo stesso tutelare, la De Amicis, il Castelluccio, le masserie, le comprese, il Tusciano, la pineta, l’ex tabacchificio, l’ex fabbrica Baratta, i giardini pubblici e il teatro Garofalo. Occorre, inoltre, proseguire l’azione commissariale tesa alla restituzione alla collettività dei beni confiscati, continuando a praticare i solchi del polo dell’agricoltura sociale, degli spazi per lo sviluppo locale sostenibile e della legalità di prossimità. Ma il dato impietoso, quello che lascia intendere che a Battipaglia, del cemento, non dovrebbe sentirsi più neppur la puzza, riguarda gli edifici inutilizzati. Sono ben 362, ossia il 7% degli edifici presenti in città: in pratica, si tratta di 1340 alloggi potenziali. Si parte dal censimento Istat del 2011, analizzando il quale, il team di architetti propone diverse soluzioni: sarebbe possibile, ad esempio, ospitare funzioni “a tempo” negli immobili, sia pubblici che privati, anche slegate dalla destinazione d’uso; andrebbe promossa, per raccogliere le proposte per l’uso temporaneo dei luoghi in abbandono, una call for ideas, con attività commerciali e non, laboratori e spazi creativi; per rispondere alle oltre 300 domande di alloggi convenzionati, dunque, molti appartamenti, tramite agevolazione fiscale, potrebbero essere destinati all’edilizia residenziale pubblica; andrebbero, poi, riattivati degli spazi che, attraverso operazioni trilaterali di partenariato pubblico/privato/comunità, potrebbero esser messi a disposizione dei cittadini. Un’azione simile, ad esempio, andrebbe intrapresa per l’ex tabacchificio, che dovrebbe divenire il “motore cognitivo” della città. Fondamentale anche il recupero delle tantissime aree dismesse private. E poi ci sono quattro progetti strategici: Ferrovia, Spineta, Turco e Belvedere.
Last but not least, si parla di agricoltura. Va ridotto il consumo di suolo, con la razionalizzazione degli impianti serricoli, e in tal senso gioverebbe alla città l’adozione di elementi innovativi come le Vertical Farm; occorre una ricostituzione degli equilibri idraulici e idrogeologici, prestando attenzione alla gestione delle acque; bisogna organizzare sistemi di mobilità alternativi, con percorsi ciclopedonali arricchiti da aree di sosta, ristoro e conoscenza delle bellezze del territorio; è necessario rifunzionalizzare la rete della masserie storiche. Infine, Battipaglia, polo agricolo e alimentare d’eccellenza, deve riuscire a creare un brand.