Quando il giocosi fa enduro

[di Ernesto Giacomino]

Prove tecniche di levitazione. Nasce a Battipaglia, precisamente sull’asfalto di via Ricasoli, il primo laboratorio tecnico-scientifico per sperimentare quella che potrebbe essere un’efficiente alternativa al Ponte sullo Stretto: il salto con l’auto. Una serie di dossi buttati là a secchiate di catrame, alti circa una trentina di centimetri, che ti capitano tra capo e collo (il primo è anonimo, tinta su tinta, senza strisce evidenzianti) appena superata la rotatoria di via Fiorignano. Tu non te ne accorgi, imbocchi la carreggiata e via, si vola. Atterraggio ancora da perfezionare, per ora sfasci solo braccetti e paraurti, ma ci si sta attrezzando per farti lasciare a terra anche la coppa dell’olio.

Dice che, una volta testato per bene, si ricreerà la situazione in versione gigante e la si monterà a Villa San Giovanni: rincorsa da Rossano Calabro, triplo salto carpiato misto e tonfo fragoroso sul molo di Messina. E ogni volta applausi, ovazioni e palette della giuria: a fine serata, alla macchina a cui saranno rimasti più pezzi andrà in premio una miniatura dei Bronzi di Riace.

No, dai, ma serio? Checché ne dicano ingegneri e regolamenti quei dossi sono d’una pericolosità evidente, lampante, lapalissiana. Più che esigenze di sicurezza stradale trasudano rabbia e smania di punire. Anzi, di sfasciare: corri, corri, mo’ vedi che servizietto ti facciamo, al primo piano del palazzo di fianco ci mettiamo pure il fiocco della giostra dei seggiolini, così nel salto lo acchiappi al volo e vinci un altro giro.

Quando li hanno messi? Come? Chi li ha autorizzati, di quelle dimensioni illogiche? Ce ne si rende conto, sì, che se ci sbatte addosso la bicicletta d’un bambino, fosse pure a passo d’uomo, i genitori vanno a riprenderselo a via Del Centenario?

Ma soprattutto: perché? Tra un incrocio e l’altro saranno sì e no duecento metri di strada, da quando la imbocchi a quando ti rifermi hai giusto il tempo tecnico di mettere la terza, sei stretto tra un marciapiede spartitraffico alberato e una fila di auto in sosta: ma davvero, dico, ci avete notato tutti questi novelli Max Verstappen lanciati nel giro veloce, là sopra?

Ché sarebbero altre, in verità, le zone in cui i piloti nostrani vanno puntualmente a esibire la loro temerarietà al volante. Le solite, ben note, conosciute da tutti e ignorate da anni: via Clarizia, per dire, o via Domodossola, o le stesse via Mazzini e via Paolo Baratta in orari appena appena meno frequentati. E invece no: abbondano gli imbecilli alla guida? Perfetto, ora basta, di sicuro il problema è a via Ricasoli: andate, agite, esagerate.

Insomma. La si metta come si vuole, ma io in quest’improvvisa manutenzione “rieducativa”, imposta da un giorno all’altro con un intervento da attrazione di Mirabilandia, ci vedo, più che una reale pianificazione, una reazione di pancia a un qualche episodio isolato verificatosi in zona.

Per cui niente, mentre ci si auspica che si corra presto ai ripari portando l’altezza di quei dossi a dimensioni civili, sovverrebbe il solito, atavico consiglio che ci propinavano i nostri padri per indurci a ragionare: guagliu’ mi raccomando, la prossima volta che decidete di mandare in giro una betoniera contate prima fino a dieci.

20 maggio 2023 – © riproduzione riservata

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