Reggeme er moccolo stasera

[di Ernesto Giacomino]

Ho scritto qui una volta, a proposito della ZTL, che fatta l’isola pedonale andavano ora fatti i pedoni. All’epoca ne discussi principalmente come un fatto di atteggiamento mentale, di abitudine al passeggio. Diciamo che, in quanto pedone svogliato, mi addossavo una buona fetta di colpa per lo scarso decollo dell’iniziativa, tacciandomi di pigrizia e scarsa attitudine al movimento fisico.

Poi, però, ora che la ZTL è una realtà più o meno costante nei week end battipagliesi, in queste settimane m’è capitato di darle un colpo d’occhio più “fotografico”.

La verità, allora? E beh, più che un passeggio seral-domenicale, quello che ho visto per via Mazzini m’è parsa una visita non-guidata di frotte di turisti nelle grotte di Castellana: bei chiaroscuri naturali, penombre ad effetto, il rischio di capocciate a ostacoli invisibili e i vari capi-comitiva costretti ad alzare palette segnaletiche per farsi individuare dal proprio gruppo. Per alcuni, i più disorientati, magari i non residenti venuti qui per un fine settimana alternativo, ho beccato anche scene da film horror, con facce pallide e deambulazioni affaticate in stile ritorno dei morti viventi.

Ripeto, allora: fatta l’isola pedonale, facciamo i pedoni. Nel senso, però, anche di incentivarli ad esserlo. La famosa riscoperta di vivibilità del centro storico della città non puoi certo farmela partire da quella ventina di sedicenti lampioni da modernariato di cantina, messi lì a svecchiare da quasi un quarto di secolo (scampoli di stile Dc, nevvero: lampioni così ora li trovi solo qui e a Ceppaloni).

La vedo difficile invogliare la gente a fare quattro passi al centro, se l’illuminazione pubblica – stilisticamente e logisticamente – è ferma a quei radi “cosi” tri-palla (ma spesso ne funziona una su tre) che al massimo ti sbiancano qualche centimetro di marciapiede negli immediati dintorni. E che, soprattutto, riducono l’atmosfera di quello che dovrebbe essere – urbanisticamente – il fiore all’occhiello della città a una location da film poliziesco anni ’70 nei sobborghi malfamati d’una qualche metropoli americana. Quando invece, per quel contrappeso astruso che caratterizza parecchie scelte tecniche dei nostri politicanti, siamo stati prontamente capaci di mettere sfiziosi lampioncini a luce antica e lanternine londinesi lì dove non se li fila nessuno (vedi, per dire, via De Gasperi o il rione Stella, che in quanto a densità di passeggio sono secondi solo al Sahara durante le tempeste di sabbia). Per cui: o fra le priorità di restyling cittadino ci mettiamo quello della ZTL (e se proprio non ce la fate a illuminarla per bene date un contributo Enel ai negozianti affinché tengano accese le insegne anche di notte), oppure si fa una convenzione con la fanteria per dotare la cittadinanza di occhialini militari a infrarossi. Non perché diano tutta questa visibilità, poi, ma almeno per provare ad autostupirci con effetti speciali. Oppure, nella peggiore delle ipotesi, a rassegnarci all’idea di star assistendo a un qualche film sperimentale girato in notturna; il cui lieto fine, a volerlo, non necessiterebbe di passare per la fantasia degli autori o la genialità del regista: semplicemente, come spesso succede, verrebbe fuori liscio e automatico dalla semplice osservazione della realtà.

Perché, per paradosso, tanto nel cinema che nell’amministrazione di una città continuano ad esistere cose così logiche, essenziali ed evidenti da sfuggire metodicamente anche al più attento (o ostinato?) dei governanti.

Ernesto Giacomino

9 maggio 2013 – © riproduzione riservata

Facebooktwittermail