Riciclare e guadagnare

Il territorio battipagliese offre delle eccellenze in molti campi, così come ci sono progetti che meriterebbero di divenire presto realtà. Uno di questi coniuga agricoltura, ambiente e buona amministrazione: ne abbiamo parlato con Antonio Amatucci, consigliere del consorzio nazionale obbligatorio Polieco, che si occupa della gestione dei rifiuti di polietilene su tutto il territorio nazionale, e componente del comitato scientifico della Fondazione S. Chiara di studi di diritto ambientale.
Il suo progetto prevede la raccolta delle plastiche (polietilene) derivanti dagli usi in agricoltura, il riciclo e un compenso per agricoltori e per l’amministrazione comunale. Lo può illustrare ai lettori di Nero su Bianco?
«Le plastiche in agricoltura sono molto utilizzate: essenzialmente, i teli a copertura delle serre, i tubi per l’irrigazione e i teli per la pacciamatura… quei teli che si mettono a ridosso del terreno per proteggerlo dall’eccessiva insolazione. Il rifiuto è una responsabilità del produttore e conseguentemente è una sua responsabilità lo smaltimento. Quindi è un costo per l’agricoltore o per l’azienda agricola. Attualmente solo una parte di tutte queste plastiche viene raccolta».
Solo una parte? Perché? «Gli operatori della zona offrono agli agricoltori il ritiro gratuito delle plastiche dismesse, ma proprio perché gratuito ritirano solo quelle pulite, lasciando agli agricoltori quelle molto sporche, e ciò perché il riciclo di queste ultime è troppo oneroso e dovrebbero poi essere gestite dagli agricoltori che dovrebbero pagare per il loro smaltimento e ciò non sempre si verifica, come è evidente. Questo sistema impoverisce gli agricoltori ai quali nessuno ha interesse a far capire che quello che consegnano a titolo gratuito ha un valore e può essere venduto e danneggia l’ambiente perché le plastiche sporche soventemente vengono abbandonate o peggio bruciate».
Discorso chiaro. Passiamo ai numeri. Può darci un po’ di numeri per farci capire l’estensione e il rendimento del progetto?
«Parlando delle sole coperture per serre, la Piana del Sele ha una superficie coperta da serre pari a 5.700 ettari (57 chilometri quadri, ndr) di cui 1.641 ettari solo su Battipaglia: poco meno del 30 percento dell’intera superficie comunale. Questi teli per serre, in genere, si sostituiscono ogni 2 o 3 anni. Mediamente, quindi, si ha un ricambio annuo di circa 650 ettari di coperture nella sola Battipaglia. Tenendo conto che tali coperture comportano l’uso di 3 tonnellate di plastica per ettaro, si arriva a cifre annue rilevanti. Una quantità enorme di plastica che non deve andare sprecata, né tanto meno deve inquinare il territorio seguendo strade di smaltimento ignote».
Questo lo stato attuale. Cosa prevede il progetto?
«Il consorzio Polieco – istituito dal legislatore con il decreto Ronchi e confermato dall’articolo 234 del testo unico ambientale – ha redatto un progetto con la collaborazione dei suoi riciclatori associati, e in via sperimentale vorrebbe applicarlo qui a Battipaglia e nella piana del Sele. Il progetto prevede che gli agricoltori ricevano un corrispettivo per ogni tonnellata di plastica che consegneranno ad Alba, ma per poter avere diritto a detto corrispettivo dovranno consegnare oltre alla plastica pulita anche il 30 percento in peso di plastica sporca. Questo corrispettivo verrebbe versato dal riciclatore che ritirerà le plastiche (è bene che si sappia che i rifiuti hanno un valore) e sarà versato agli agricoltori tramite Confagricoltura, che collaborerà con noi, ed una parte verrà assegnata ad Alba per remunerarla per il servizio reso».
Quale iter ha seguito il progetto e a che punto siamo oggi?
«Il progetto è stato presentato e discusso per la prima volta circa tre anni fa, quando c’era la commissione straordinaria. Sin da allora ha suscitato entusiasmo. Il progetto prevede anche un importante ruolo per Alba che, occupandosi del ritiro e dello stoccaggio di questo tipo di rifiuti plastici, ne trarrebbe benefici economici. Pochi giorni fa l’ultima riunione con il vicesindaco Ugo Tozzi e i vertici di Confagricoltura e di Alba. Ci sono delle piccolissime difficoltà che spero si possano risolvere a breve, stante l’evidente beneficio economico ed ambientale per il nostro territorio».
Battipaglia sede di questo progetto sperimentale. Perché proprio qui?
«Molte aziende sono collegate all’agricoltura. Credo molto in questo territorio e nelle imprese che vi operano. D’altro canto risolvere un problema come quello delle plastiche da agricoltura sarebbe un bel salto di qualità per l’intera cittadinanza, anche dal punto di vista dell’immagine. Da anni ripeto che si potrebbe richiedere una certificazione ambientale del territorio: un distintivo di notevole caratura per tutte le aziende che operano qui e per gli stessi cittadini».

1 giugno 2017 – © Riproduzione riservata
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