Roberto Napoli: fui io a oppormi all’inceneritore

Anche il senatore Roberto Napoli si oppose alla realizzazione dell’inceneritore a Battipaglia. L’ex esponente del Centro Cristiano Democratico ha voluto precisare ai nostri taccuini alcuni particolari riguardanti la vicenda dell’impianto di compostaggio, trattata nel precedente numero.
«Nel 1998 ero presidente del gruppo Udeur al Senato e i nostri voti portarono Massimo D’Alema alla presidenza del consiglio. Io, all’epoca, guidavo 25 senatori in Parlamento. E facemmo delle operazioni sulle regioni: Calabria, Sicilia e, appunto, Campania» spiega Napoli. Tra il 1999 e il 2000, il governo regionale fu assunto da Andrea Losco, che ora è nel Pd. «Quando Losco fu presidente, – prosegue Napoli – io ero componente della commissione d’inchiesta sui rifiuti, e dalle dichiarazioni di Schiavone, del clan dei casalesi, non emerse un coinvolgimento di Battipaglia. Allo stesso tempo, però, espressi preoccupazione per il previsto inceneritore. E feci fare uno studio dall’università di Salerno». La presa di posizione del senatore battipagliese sancì la rottura definitiva con Fernando Zara, all’epoca sindaco e dichiaratamente a favore dell’inceneritore.
«Il mio partito – conclude Napoli – fece un emendamento alla legge Rastrelli, grazie al quale Battipaglia non ospitò l’inceneritore. Quella modifica venne accolta pure dal presidente Losco, che era del mio stesso partito. Io tenni un comizio in piazza e annunciai e mostrai il documento, poi divulgato anche attraverso la stampa. Fu una scelta difficile, perché mi costò minacce di morte, una villa incendiata il 25 luglio del 2000 e la Digos come scorta. Non ho mai saputo se quegli atti intimidatori fossero collegati alla scelta di oppormi all’inceneritore, ma ormai la vicenda appartiene al passato».

22 settembre 2017 – © Riproduzione riservata
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