Sbagliando si impera

[di Ernesto Giacomino]

Somma e diffusa perplessità per il provvedimento degli Interni che procrastina di un altro semestre il diritto di voto dei battipagliesi. Ancora aliti di criminalità organizzata, dice la nota, nonostante i due anni e mezzo di attenta guardia dei commissari. Dove siano, ‘sti scampoli di camorra, non ci è dato saperlo: e sì che farla sotto agli occhi di tre viceprefetti non pare tanto facile.
Che dire, sarà delinquenza con superpoteri d’invisibilità, magari avrà a capo Mandrake e Susan Storm dei Fantastici 4. A chi vai a chiederle, le prove: di certo non a chi ha emanato il provvedimento.
I capi firmano quello che gli passano i fidi collaboratori, non è che stanno lì a leggere più di tanto: tu così dici, caro mio? E allora vai sereno, salva e spedisci. Che al ministro Alfano, se gli nomini Battipaglia, sta’ sicuro che a stento gli vengono in mente le mozzarelle e la coda sull’A3 per andare in Costiera cilentana.
Il problema di avere una fantasia che galoppa come la mia, in realtà, è che dai fatti ti vengono subito in mente idee per scrivere: un racconto, un romanzo, una poesia. Un film di fantascienza, perché no. Un film fesso ma pieno di effetti speciali, pure se la location – Battipaglia, per l’appunto – è misera. Chi vuoi che se ne preoccupi, a Roma, delle nostre sorti. Eppure, bah, non distano tantole storture (procurate o accidentali, per carità) targate Scelba e Messana nella gestione del caso Rago. Suvvia, un bacino di voti è un bacino di voti, specie quando ha un’economia potenzialmente traboccante di dineros. E un Comune, per quanto relativamente piccolo, con gente che non scende a patti né con i partiti né con una certa logica di mercato “trasversale”, hai voglia che dà nell’occhio anche tra gli scranni di Palazzo Chigi. Comunque sia andata al povero Lorenzo, intendo.
Cosicché niente: dovessi proprio scriverlo, il mio film di fantascienza partirebbe ovviamente da un’astrazione di base. Un’invenzione, una premessa assurda non riscontrabile nella realtà: l’esistenza di gente che, al momento, le elezioni non le vuole. Chissà (poi la trama è tutta da limare), magari nella sceneggiatura si potrebbero ipotizzare determinati partiti o schieramenti che, si fosse davvero votato prima, avrebbero incassato la sconfitta più sonora di un’intera vita politica. Oppure gente i cui intrecci, magheggi, alleanze, contropartite, favoricchi, non erano ancora pronti o ben definiti per essere messi sul piatto della bilancia.
Allora vai col chiacchiericcio e il passaparola: ma quando mai, dove s’imbarcano, questi ancora vivono di corruzione e correzioni, non so’ pronti per eleggere l’amministratore di condominio, figuriamoci un Consiglio comunale. E il chiacchiericcio diventa somma di appunti, e gli appunti un foglio, e un foglio una relazione, e una relazione un provvedimento. Fino a ipotizzare che, sì, certo che persistono il torbido e i sotterfugi. Ma forse, stavolta, non proprio nelle strade dei battipagliesi.
Fortuna che è solo un film, va’. Possiamo uscircene dalla sala quando vogliamo e fingere di non esserci mai entrati. L’importante è che tutti – proprio tutti –abbiamo già pagato il prezzo del biglietto.

30 ottobre 2015 – © Riproduzione riservata
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