Sbilancio comunale

MunicipioLa notizia è che, nonostante le cure commissariali, il Comune di Battipaglia è ancora sull’orlo del dissesto.
Quei debiti spalmati fino al 2044 fanno storcere il naso a molti tra i rappresentanti della politica cittadina. Una guerra dei trent’anni con la cinghia tirata. E tra piani di riequilibrio e di rateizzazione, c’è chi rimpiange la mancata dichiarazione di dissesto. È il caso di Etica per il Buon Governo.
17 novembre 2015. All’interno della sede di piazza Aldo Moro, in compagnia del segretario Gianluca Di Giovanni, Cecilia Francese tiene una conferenza stampa volta ad analizzare ogni delibera commissariale relativa ai dati di bilancio. Ricorre a parole forti, l’endocrinologa. Parla del bilancio comunale come d’un «malato cronico». E invoca la dichiarazione di dissesto: «Sulla base di questi calcoli – dice la Francese – avremmo preferito che venisse dichiarato il dissesto, così da poter risolvere tutto in cinque anni e poter poi ripartire da zero».
Eppure, un po’ di tempo fa, Gerlando Iorio, Ada Ferrara e Carlo Picone, i commissari che reggono le sorti della città, hanno agito diversamente. Non un’iniziativa della triade, sia chiaro, dal momento che il precedente commissario prefettizio, Ruffo, al pari dell’ultimo sindaco, Giovanni Santomauro, aveva già avviato ogni procedura tesa a scongiurare il dissesto. “Venghino i signori della Corte dei Conti, ma non suonino i tasti dell’organo di liquidazione”, si disse all’epoca. Ma, a onor del vero, fin dai tempi delle assise consiliari, l’endocrinologa aveva sempre parlato di condizioni da dissesto.
E ora snocciola dati impietosi: alla luce dei dati residuali, ammonta a quasi cento milioni di euro il fardello debitorio dell’Ente. Un valore comunque inferiore al patrimonio netto comunale, che può contare su 106 milioni di euro di immobili e su 51 milioni di crediti, «ma se s’andasse avanti così – tuonano gli “etici” – in poco tempo s’arriverebbe al disastro».
I conti non quadrano. D’altronde, era il 25 settembre quando veniva approvato il bilancio di previsione. Ben oltre il limite, già frutto di proroghe, del 31 luglio. «I ritardi dei commissari, che mai sarebbero stati perdonati alla politica, lasciano intendere che ci sono state grosse difficoltà per far quadrare i conti», ipotizzano Francese e Di Giovanni. E il dissesto non sarebbe scongiurato: «Il piano pluriennale – continua il segretario Di Giovanni – ci impone di tirar fuori 1,2 milioni di euro annui fino al 2023; il piano di restituzione dei debiti fuori bilancio ci obbliga a sborsare un milione annuo; il rimborso dei mutui per le opere pubbliche comporta una spesa di 5 milioni annui; il ripiano trentennale di riaccertamento dei residui, fino al 2044, ci costringe a mettere da parte 324mila euro all’anno». Per il 2015 si rischia un disavanzo da 22 milioni. E le previsioni d’entrata son fin troppo ottimistiche: «Nel 2014, la dismissione del patrimonio immobiliare ha fruttato 20mila euro, ma, per il 2015, i commissari prevedono 3,6 milioni di euro d’entrate».
Eppure, in settori importanti, gli investimenti stanno a zero. «La spesa corrente per cultura, turismo, sviluppo economico e servizi produttivi ammonta complessivamente a 383mila euro, ossia allo 0,32% della spesa totale». Si parla, infine, di pesanti eredità: «Un piano triennale delle opere pubbliche da 98,5 milioni di investimenti ma, la spesa prevista per il 2015, finché restano i commissari, è di poco più di 3 milioni; la previsione sale a 52 milioni per il 2016 e a 43 per il 2017». La soluzione, per Etica, è nei fondi europei. Sperando che prima non si tocchi il fondo.

27 novembre 2015 – © Riproduzione riservata
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