“Siate giocatori e non tifosi!”

[di Fausto Bolinesi]

“Se qualcuno di voi ha pensato: che bello, don Luigi mi ha salvato (dalla lezione), ha sbagliato. Oggi non perdiamo tempo”. Questo è stato l’incipit dell’intervento di don Luigi Merola che ha così catturato l’attenzione degli studenti che gremivano l’auditorium del liceo scientifico Medi di Battipaglia, la mattina del 31 marzo. L’incontro con “il parroco anticamorra”, ospite del dibattito “Legalità: da tifosi a giocatori”, è stato organizzato dal movimento politico culturale Battipaglia Radici e Valori in collaborazione con il liceo Medi. Dopo i saluti della professoressa Roberta Talamo, dirigente scolastico del liceo, di Annalisa Spera, segretaria del movimento politico promotore, e l’intervento della docente Assunta Giordano, ha preso la parola don il parroco di Forcella.

Accompagnando il suo argomentare con una mimica forse più eloquente delle stesse parole, ha detto di essersi stancato, nella lotta contro la criminalità e le ingiustizie, di vedere persone che si limitano ad applaudire dai balconi, e ha invitato tutti ad essere giocatori e non tifosi, a fare cioè il proprio dovere, a intervenire con la prevenzione. E quando si verifica un reato, prima di urlare dove stava la polizia, bisogna chiedersi dove stavano i genitori, la Chiesa, lo Stato. «Le scuole, la seconda famiglia di un ragazzo, dovrebbero restare aperte tutto il giorno, mentre oggi non solo non sono aperte, ma per entrarvi ci vuole il permesso, quasi fossero carceri!», dando merito alla dirigente scolastica del Medi di avere aperto le porte del liceo anche ai cittadini. 

Ha ricordato che nel quartiere Forcella, in cui è stato parroco, la dispersione scolastica raggiungeva l’ottanta per cento, ricordando come abbia cercato di recuperare molti ragazzi con la collaborazione tra la parrocchia, che opera sul territorio, e la scuola i cui insegnanti, tra l’altro, sono mal retribuiti. 

«Occorre offrire ai giovani campi di calcio, palestre dove possano stancarsi fisicamente, essere impegnati, per impedire che riempiano il vuoto delle loro giornate finendo nelle baby gang. Fondamentale è lo studio, perché la cultura aiuta a difendersi dai pessimi esempi di programmi e personaggi che i giovani tendono a scimmiottare e che possono dare una falsa percezione della realtà». 

Poi, Merola ha fatto notare come a vedere certe fiction sembra quasi che il carcere minorile di Nisida sia un hotel a cinque stelle; invece è un carcere, e il carcere è un luogo in cui, purtroppo, si impara ancora di più a delinquere; per questo motivo è un luogo in cui i giovani non devono finirci. 

A pensarci, conosciute le cause, le soluzioni dei problemi prospettate con passione da don Luigi Merola sono semplici, quasi banali. Proprio per questo, per noi italiani, difficili da mettere in pratica.

8 aprile 2023 – © riproduzione riservata

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