Tentativi di evasione | di Gabriella Pastorino
E mi si restringe anche il mondo. Le vie di fuga ci sono: la rete ci apre i musei, ci mostra mille angoli della terra più che belli, stupefacenti. Si fugge leggendo pagine coinvolgenti. Spiragli per scappare ce li indica qualche film, (ho visto tutto The new pope di Sorrentino, lungo, lento, con scorci e colori che sono arte pura). Si fugge fingendo di saper cucinare pizze, muffin… Ne ho fatti un po’ i primi giorni di prigionia, ma poi, a mangiarli da sola non ne sento più il sapore, io che mai mi nego a serate in pizzeria con amiche non noiose.
Ogni giorno mia figlia che vive lontano lontano mi racconta di come la bestia volante li abbia raggiunti: mentre Gabriel ed Elodie studiano, ognuno legato al suo computer, Phil si divide fra i suoi eterni complicatissimi numeri e Bowie, il cane che dona amore a tutti loro; New York e la sua università, meta quotidiana, hanno assunto rapidamente contorni incerti, sfilacciati. Qua e là qualche frecciata di pura antipatia per Trump; ed ogni volta io borbotto: “Non lamentarti, c’è di peggio, di tanto peggio”.
La coltre pesante avanza comunque.
Poi è arrivato Paolo Sessa: “Il 25 marzo potete rappresentare il vostro Dantedì!” Ha spiegato come, non ho capito niente, ma lo hanno compreso le tecnologiche di Ore d’otium cui ho consegnato il lavoro ridotto da 70 a 30 minuti e per un momento il coronavirus è impallidito di fronte al Conte Ugolino, a Paolo e Francesca, ad Ulisse. Inaspettata è arrivata la parte divertente: ho letto la presentazione mentre mia figlia piccola… ex piccola… mi riprendeva ed agitava una mano invitandomi a non esser pallosa; che si introducesse il fosco dramma di Ugolino della Gherardesca non era ragione bastevole per non abbozzare almeno un sorriso. Il quotidiano bollettino di guerra incombe, non mi si cancella dal cuore il terribile ultimo viaggio dei morti di Bergamo, mi spaventa il livore reciproco che sento crescere fra noi. E cerco rabbiosa uno sberleffo duro, cattivo, sguaiato pure, da opporre al mostro che silenzioso ci alita sul collo.
Nella foto: Edward Hopper, Room in Brooklin
23 aprile 2020 – © Riproduzione riservata