Treofan, c’è un lieto fine
[di Stefania Battista]
I veri vincitori, dopo 14 mesi di lotta “composta, dignitosa ma ferma” sono loro: i cinquantuno lavoratori della ex Treofan Battipaglia. Ma per una volta ha funzionato anche il dialogo istituzionale e, soprattutto, la discesa in campo di quell’imprenditoria sana di cui ha bisogno il meridione del Paese. E che l’esempio venga proprio da Battipaglia è sicuramente un trionfo per tutti. Un dato che fa ben sperare per una ripresa di un comparto industriale ridotto ormai al lumicino.
Così avviene che uno dei pochi imprenditori lungimiranti, Antonio Foresti, patron della Jcoplastic, decida di rilevare dalla multinazionale indiana Jindal lo stabilimento battipagliese e i suoi dipendenti. Alla luce di un piano industriale di riconversione e di formazione. «Un anno di tempo – dice Foresti – per far sì che lo stabilimento riparta per nuove produzioni Jcoplastic». Un’acquisizione che si deve anche alla “manovra” mai tentata prima in Italia, di riacquisire i terreni industriali non valorizzati e non più destinati ad investimenti produttivi. Ad usare il “pugno di ferro” verso gli indiani della Jindal il presidente dell’Asi Antonio Visconti.
«Ho utilizzato uno strumento dell’ordinamento», precisa con modestia Visconti.
Ma è proprio la politica a sottolineare che, senza la mossa compiuta dall’Asi, con il benestare del presidente di Confindustria Salerno, Andrea Prete, la situazione non si sarebbe sbloccata.
Mesi di lotta che alla fine hanno portato alla risoluzione di una crisi che sembrava irrisolvibile; a conferma del fatto che quando gli attori coinvolti agiscono verso un fine comune, e tutti giocano senza barare, i risultati si ottengono. Che poi vengano le passerelle politiche poco importa. Loro, i lavoratori, lo sanno.
7 marzo 2020 – © Riproduzione riservata