Trigeneratore: pagato tutto, funziona a metà

[di Stefania Battista]

La lunga e costosissima storia dell’impianto per climatizzare il municipio: costato oltre un milione di euro e mai entrato a regime. Ora la Corte dei Conti valuterà se c’è stato un danno erariale

Torna alla ribalta la vicenda infinita del trigeneratore del municipio. Si tratta dell’impianto che l’amministrazione comunale, allora guidata da Giovanni Santomauro, fece costruire nell’ambito del progetto per la nuova casa comunale, alla Guida Impianti. Era il 2009. Da allora l’impianto, che avrebbe dovuto riscaldare d’inverno e rinfrescare d’estate gli uffici comunali, non ha mai funzionato a dovere. Tanto che ogni estate, ad agosto, ai dipendenti comunali viene concesso di evitare il rientro pomeridiano.

A far discutere di nuovo della vicenda è l’ennesimo intervento di Cosimo Panico, presidente del Comitato civico e ambientale. Già nell’agosto del 2019 Panico aveva presentato un esposto alla Procura della Repubblica nel quale chiedeva di accertare se fossero stati compiuti reati. L’ambientalista aveva chiesto anche un accurato resoconto agli uffici comunali, ricevendo risposta dopo un paio di mesi. Ma in quella risposta non erano citate le spese successive sostenute dal Comune di Battipaglia nel tentativo di mettere in funzione in modo adeguato l’impianto che già era costato oltre 1 milione di euro. 

Nel rendiconto ricevuto allora, infatti, si risaliva solo all’ultima determina dirigenziale del 2015, quando la Commissione straordinaria rescisse il contratto con la ex Guida Impianti (divenuta poi Ro.Ca. Energy Group) per non aver completato, decurtando la somma di circa 814 mila euro dall’appalto. La Guida era infatti finita nel mirino della magistratura nell’inchiesta che aveva portato allo scioglimento del Consiglio comunale e all’arresto del sindaco Santomauro nel maggio del 2013.

Da allora, come spiegato nel resoconto consegnato al Comitato, l’impianto non è mai stato completato.  La procedura con cui l’ente richiedeva la decurtazione degli 814 mila euro era divenuta oggetto di un contenzioso legale della cui eventuale risoluzione non si è saputo più nulla. 

E proprio sulla scorta di quelle notizie, mai smentite dai fatti negli anni successivi, in cui controlli, perizie, collaudi e lavori vari, non hanno comunque risolto il problema ma, probabilmente, fatto lievitare la spesa iniziale, Panico è partito, non solo per presentare un nuovo esposto in Procura, ma anche un altro alla Corte dei Conti, denunciando la possibilità di un danno erariale. Nel 2019, infatti, l’ingegnere Carmine Salerno aveva ordinato una nuova perizia tecnica il cui costo oscillava tra i 7 e gli 8 mila euro per decidere se era possibile, con i dovuti lavori, mettere finalmente in funzione l’impianto in modo efficiente, oppure era più conveniente dismetterlo e procedere ad una nuova gara. Ma di quali furono gli esiti non v’è traccia. L’impianto ha continuato a funzionare a metà, cioè solo per il riscaldamento, e a ogni estate i dipendenti soffrono il caldo.

Facendo un passo indietro nel tempo, sempre secondo la denuncia di Panico, l’intero iter per i lavori alla casa comunale e quindi per il rigeneratore, sarebbe partito con una illegittimità: l’adozione di una variante da parte della Giunta. Variante che era consentita dalla legge solo “per cause impreviste e imprevedibili accertate nei modi stabiliti dal regolamento, o per l’intervenuta possibilità di utilizzare materiali, componenti e tecnologie non esistenti al momento della progettazione che possono determinare, senza aumento di costo, significativi miglioramenti nella qualità dell’opera o di sue parti e sempre che non alterino l’impostazione progettuale”. E invece, grazie proprio a quella variante, l’opera passò dal costo iniziale di circa 3.783.000 euro a 4.819.000 circa. Come se ciò non bastasse la ditta non era stata mai invitata a versare alcuna cauzione, prassi che di solito tutela gli enti pubblici negli appalti nel caso di non corretta esecuzione dell’opera. Dallo stato finale, nel rendiconto ottenuto da Panico, inoltre, risulta che il credito del Comune di 814.608,09 euro non deriva da penalità applicate dal Direttore dei Lavori, ma da opere non eseguite e pagate. Una polizza fideiussoria che pare il Comune non sia riuscito ad incassare, almeno da quanto risulta dalla denuncia presentata dal Comitato. Una cifra non indifferente che sarebbe così suddivisa: per mancata messa in funzione cogeneratore € 482.345,81; per mancata messa in funzione assorbitore € 251.509,04; per mancato completamento torre evaporativa € 23.216,22; per incompletezza collegamenti idraulici cogeneratore € 8.105,81; per incompletezza collegamenti idraulici assorbitore € 8.778,33; per mancata applicazione sacchetti REI su cavedio € 557,69; per mancata ripulitura del cortile € 2.421,94; per mancanza certificato di omologazione serrande tagliafuoco € 25.040,59; per mancata presentazione as-built € 12.896,84.

Di qui la richiesta di accertare se vi siano stati, oltre che reati, anche danni erariali. Una denuncia nella speranza che le autorità possano finalmente fare chiarezza. 

Intanto, nonostante le perizie richieste e i tentativi di far funzionare a dovere l’impianto, il trigeneratore, ormai tecnicamente superato, probabilmente non adeguato ai nuovi standard sul risparmio energetico, né a quelli ambientali, resta a fianco della casa comunale a ricordo di una operazione troppo costosa per cui nessuno ha pagato.

Nella foto: l’impianto di trigenerazione del municipio

23 settembre 2023 – © riproduzione riservata

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