Un Programma poco integrato
[di Carmine Landi]
L’area della stazione ferroviaria doveva essere riqualificata con i fondi del Piu Europa e diventare il volano economico della città. Dopo anni di “intoppi” la fine dei lavori appare ancora molto lontana
Allora, dov’eravamo rimasti? Smaniosi di vedere “più” – Piu, invero: Programma integrato urbano – Europa a Battipaglia. Invece c’è “più” degrado, in un’altra terra di nessuno ai piedi del Centro integrato d’interscambio modale mai nato, tra scippatori, “bucomani” e altra brava gente. “Più” maleodoranti cimiteri di rifiuti a cielo aperto, “più” rottami divenuti improvvisati rifugi per i disperati e “più” fiale ancora sporche d’un veleno di morte fresco d’iniezione. “Più” rogne e meno treni: da ottobre, il principale Frecciarossa diretto a Nord seguiterà a partire da qui, ma senza passeggeri. “Più” Europa e meno Italia. Il “maxi-varo” – ut dicebatur – d’una grossa passerella (“salsiccione”, fu prosaicamente ribattezzata) rimasta inaccessibile da allora (Anno Domini 2017), l’inaugurazione della palazzina Inps (2018) e d’un maledetto (per i gestori in primis) semi-parcheggio (2022), preceduto (2019) dall’interdittiva antimafia – alla fine, disse in estate la sindaca, rivelatasi infondata – ai danni d’una delle società del raggruppamento, che si è riassettato e non riassestato. Poi null’altro.
Ridondante ripetere cos’avrebbe dovuto essere il “Piu Europa a Battipaglia”: basta googlare il virgolettato – ricerca ristretta al pre-2019 – per leggere infervorati proclami rimasti lettera morta. Meglio provare a dirsi cos’è, questo frutto d’una convenzione (stipulata nel 2012, nel 2015 l’atto integrativo) per la concessione, progettazione, realizzazione e gestione (almeno trentennale) di un pezzo di città: i privati (un cartello a trazione Atene Grandi Progetti) coprono una parte dell’investimento (dei complessivi 37 milioni di euro, 17 sono pubblici) per trarre profitto dalla conduzione trentennale delle opere. È qui il casus belli.
Sono due le attuali voci d’entrata. La prima: il fitto che l’Inps versa per la palazzina che svetta sul neonato viale della Previdenza. Sono 229 mila euro annui (dati ricavati dal Bilancio 2021 dell’Istituto). La seconda, quella della discordia: gli introiti dei primi 200 stalli – ne mancano altri 350 – del parcheggio alle spalle di via Plava. Un dato impietoso: se le previsioni – estimo comunale – del capitolato, relativamente ai 550 posteggi (e altri 40 per i pullman), oscillavano tra i 40 ed i 50 mila euro al mese, ad oggi gli incassi della Solida 4, sub-concessionaria che cura l’area, oscillano tra duemila e quattromila euro. Obiezione: sono solo i primi 200 posti. Respinta: la parte già inaugurata dovrebbe essere quella più remunerativa. Concedere un’area di sosta o vendere la Fontana di Trevi…
I gestori potrebbero trarre ulteriore profitto dall’edificio viaggiatori (l’eterno scheletro sul versante opposto al centro dell’inutilizzabile sovrappasso ferroviario), non ancora ultimato. E soprattutto dal “Cr9”, futuro maxi-edificio che potrà essere di tutto (commerciale, direzionale, uffici e chi più ne ha più ne metta), potenzialmente di proprietà del privato: distesa di suolo che confina con via Toscanini, una delle traverse di via Rosa Jemma, e arriva fino all’edificio viaggiatori che – forse – sarà, nel cuore del rione Schiavo. Da tempo i privati chiedono al Comune la consegna delle aree. Da tempo il Comune s’oppone.
Perché quella nuda terra è l’unica garanzia perché siano ultimati terminal bus ed edificio viaggiatori (mancano tra i due e i tre milioni di euro – privati – al netto di raid e ruberie perpetrati). Di canoni di concessione neppure l’ombra: vanno pagati dal dì del collaudo. E come si collauda un’opera eternamente incompiuta?
Cantiere fermo, privato inadempiente. Sullo sfondo c’è l’ipotesi della risoluzione contrattuale (via obbligata, sussurrano in Municipio, tra fine 2023 ed inizio 2024). Con due problemi. Il primo: un inevitabile contenzioso, perché il Comune non è stato di parola e rischia un salasso per bocca d’un giudice.
La seconda: l’Ente – toghe permettendo – si riprenderebbe il cantiere, ma dovrebbe ultimarlo o trovare un avventuriero che lo faccia. Per poi riconcederlo a terzi.
Informalmente, politici e tecnici municipali avrebbero incontrato uomini di Ferrovie dello Stato per sondare una disponibilità al subentro prima d’ogni scelta avventata. Si bisbiglia perfino di un interessamento di Metropark, partecipata di Fs che gestisce 87 parcheggi nei paraggi d’altrettante stazioni. Un pourparler e basta. Perché sia appetibile, l’hub va animato. E perché sia animato servono i pendolari. E perché ci siano i pendolari servono i treni. E i mezzi pubblici. L’idea – in corso l’interlocuzione con la Regione – è un’ordinanza dirigenziale che imponga la sosta dei pullman al Terminal bus (“quasi-finito” da tempo: l’ultimo stato d’avanzamento dei lavori risale addirittura a gennaio 2021). Solo che occorrono due prerequisiti: gratuità e accessibilità. Il primo non è previsto dalla convenzione, il secondo è impossibile senza il sovrappasso (e quindi l’edificio viaggiatori).
E si torna al punto di partenza. Rigorosamente senza far salire i passeggeri.
Nella foto: il terminal bus e, sullo sfondo, il sovrappasso ferroviario
23 settembre 2023 – © riproduzione riservata