Una vita da… arbitro
Il calcio è lo sport più praticato in Italia. Milioni di persone, ogni domenica, si ritrovano su di un campo per affrontare o assistere a una gara. Per lo svolgimento della partita è però necessaria la presenza di una persona: l’arbitro.
L’arbitro è colui il quale deve dirigere e assicurare il rispetto del regole dettate dal Regolamento del Giuoco del Calcio. Tutto lapalissiano? Non credo. Tanti ragazzi come me, dai 15 anni in su, girano per la regione per poter esercitare quella funzione senza la quale una partita non potrebbe svolgersi. Il Regolamento è composto da 17 regole, ognuna delle quali presenta svariate sfumature interpretative sconosciute ai più. Durante i 90 minuti l’arbitro deve correre tanto, cercando di essere il più vicino possibile all’azione, mantenendo la concentrazione al massimo e prendendo sempre la decisione giusta. O quantomeno cercare di sbagliare il meno possibile. Riuscire a far conciliare questi quattro aspetti contemporaneamente non è cosa da poco ma permette di capire chi è bravo davvero. Anche la preparazione pre-gara è fondamentale: deve arrivare con largo anticipo, in modo tale da avere tutto il tempo per controllare le condizioni del terreno di gioco, confrontarsi con le squadre e fare l’appello, quello conosciuto ai più come il “riconoscimento”. In quel momento ci si gioca la gestione psicologica del match. La prima impressione è fondamentale per far capire a tutti i giocatori che lì c’è una persona che ha un unico intento: assicurare il corretto svolgimento della gara secondo i parametri dettati dal Regolamento.
Nelle partite dei dilettanti, quelle dalla prima categoria in giù, l’arbitro non è coadiuvato dai due soliti assistenti. Ne consegue che è l’unico a essere oggetto di contestazioni per ogni decisione controversa. Anche quando l’arbitro dirige la gara nel migliore dei modi, viene in ogni caso colpito dagli insulti di pubblico e società. Se ad alti livelli, come in serie A, egli è tutelato e rispettato, nelle categorie minori, come i campionati del settore giovanile, ciò è estremamente raro. Bisogna avere sicuramente anche l’umiltà giusta e non essere arroganti, in tal caso si sbaglia in partenza. Tuttavia l’arbitro non è una macchina infallibile, ma un semplice essere umano che può incappare nell’errore da un momento all’altro. In Italia occorrerebbe una cultura dello sport maggiore: così come un attaccante può fallire un’occasione apparentemente semplice come un calcio di rigore, un arbitro può non prendere la decisione giusta.
Spesso le partite più dure sono quelle a cui assistono genitori dei giovani calciatori, convinti che i propri figli siano dei piccoli fenomeni e che l’arbitro sbagli sempre a favore della squadra avversaria. Chi dovrebbe placare gli animi sono i dirigenti, i quali alle volte non fanno altro che alimentare polemiche fornendo così un cattivo esempio ai piccoli calciatori. In Italia, secondo una statistica del 2014, ogni giorno un arbitro viene aggredito (circa 380 casi l’anno). Il rischio sale esponenzialmente se si tratta di gare molto sentite dal pubblico, soprattutto nel Centro-Sud Italia. Ciò che spinge realmente un ragazzo a intraprendere questo tortuoso cammino è senza alcun’ombra di dubbio la passione. Arbitrare, fino alla Lega Pro, può considerarsi un vero e proprio hobby che presuppone però molta abnegazione e costanza e che richiede molto tempo, sottratto alle famiglie, al lavoro, allo studio, alle uscite con gli amici o anche soltanto al semplice ozio. Ci vuole tanto coraggio e forza di volontà perché, in fin dei conti, essere arbitro non è poi così male. Tutt’altro, è un’esperienza in grado di formare e arricchire, serve a crescere. Alla fine basterebbe comprendere che calciatori, allenatori, dirigenti e arbitri sono tutti fondamentali per continuare a portare avanti uno sport, il calcio, che, nonostante i tanti problemi, è ancora in grado di emozionare grandi e piccini. È impossibile pensare a una partita di calcio senza calciatori. È impossibile pensare a una partita di calcio senza l’arbitro. Non odiatelo quindi, in fondo anche lui è lì perché ha la vostra stessa passione.