Undici domande per il comandante

[Giovani reporter]

La visita guidata all’interno della caserma dei carabinieri di Battipaglia è appena terminata, pochi metri ci separano dalla “nostra” scuola. Noi reporter ci sistemiamo in biblioteca e ripassiamo le domande che faremo fare al Comandante della Compagnia Carabinieri di Battipaglia, il maggiore Vitantonio Sisto. Sono undici le domande che abbiamo scelto tra le tante che avevamo in mente. Ma… Ecco che il maggiore Sisto arriva, posa sulla cattedra il cappello con la fiamma e dice: «Sono pronto».
Come si fa a “entrare” nei Carabinieri e perché ha deciso di diventare carabiniere?
«La volontà di intraprendere questa professione è nata quando ho deciso di frequentare la Scuola militare Nunziatella. Avevo già chiaro di voler continuare sino all’Accademia per diventare ufficiale dei Carabinieri. Mentre, invece, per entrare nei Carabinieri si può frequentare la scuola dell’obbligo e magari anche le scuole superiori, per poi sostenere un concorso pubblico».

Quali sono i principali compiti e doveri di un carabiniere?
«Il carabiniere, essendo un militare, deve prima di tutto prestare un giuramento che lo vincola a rispettare i dettami e i principi democratici dello Stato italiano, della Costituzione e di farli rispettare; deve rispettare la scala gerarchica, quando gli ordini sono legittimi, e impegnarsi nelle indagini o intervenire in tutte quelle situazioni che lo richiedono, anche quando non è in servizio».
Quali sono i reati più diffusi a Battipaglia?
«Battipaglia, a differenza di come si legge sul web o su alcuni quotidiani, ha un indice di criminalità molto basso e i reati principali sono quelli contro il patrimonio, come truffe e furti, quelli contro la persona, maltrattamenti, stalking, bullismo e violenze domestiche, e infine quelli contro la pubblica amministrazione, cioè quelli contro gli enti comunali o statali».
Quanti carabinieri e quante pattuglie sono in servizio in città?
«Battipaglia ha una sua Stazione di Carabinieri formata da un organico di 20 unità che vengono divise nell’arco del giorno in turni di 6 ore: in media in ogni fascia della giornata vi è una pattuglia e sei persone operative al mattino, al pomeriggio, alla sera e alla notte».
È obbligatorio portare con sé la pistola?
«È obbligatorio prestare servizio con l’arma assegnata alla fine del percorso di addestramento e il carabiniere che la detiene è l’unico responsabile della pistola. Quando si è fuori servizio, l’arma può essere portata nella propria abitazione o lasciata in un armadietto in caserma».
Quali sono le situazioni più pericolose?
«Le situazioni più pericolose sono quando si deve affrontare un soggetto armato sottoposto ad un grave stress psico-fisico. Il carabiniere sa che, ogni giorno, c’è la minima possibilità che possa non tornare a casa. È una professione che prevede un certo rischio. Personalmente, l’esperienza più pericolosa che ho vissuto è avvenuta in Sicilia quand’ero tenente ed ero in servizio con una pattuglia vicino a Ragusa: ci chiamarono per fermare dei criminali che si erano rifugiati nel loro appartamento. Entrammo in tre all’interno dell’edificio e trovammo quattro persone e una di queste prese una bombola di gas, l’aprì e minacciò di far saltare in aria la casa. Noi mantenemmo il sangue freddo, arrestammo i criminali ed evitammo il peggio».
Qual è stata l’operazione più importante effettuata a Battipaglia?
«Da quando sono qui in servizio ve ne sono state diverse. La più importante per i cittadini è avvenuta quando arrestammo un gruppo di scippatori che “a nastro” commettevano scippi e rapine».
Cosa fate per evitare il fenomeno dello spaccio di droga, soprattutto nei pressi delle scuole?
«Cerchiamo di concentrare le nostre pattuglie in quelle zone. Ma quando non basta, organizzano delle perquisizioni con carabinieri in abito civile che si occupano di contrastare il fenomeno».
Cosa fate per evitare le risse e il vandalismo?
«Svolgiamo attività preventive, come servizi nel fine settimana da parte di pattuglie che nel centro della città girano a piedi. Per contrastare il fenomeno e per individuare i colpevoli servirebbero non più carabinieri, ma più senso civico: le risse e il vandalismo sono modi sbagliati di divertirsi».

Cosa bisogna fare se si è vittima di bullismo?
«Bisogna prima di tutto che la vittima trovi il coraggio di parlarne con la famiglia e gli insegnanti, e poi con noi in caserma. Serve capire che chi viene bullizzato non ha qualcosa di sbagliato, è il bullismo che è sbagliato. È un errore non parlarne con nessuno e chiudersi in sé stessi. Se in caserma ci viene segnalato un episodio di bullismo da un minore, si chiama un genitore o un parente per fare sì che essi lo tutelino. Poi, vi do un consiglio: non raccontate tutto di voi sui social! Inoltre, non bisogna mai farsi riprendere in momenti di fragilità emotiva e psicologica; il video potrebbe essere diffuso in rete e difficilmente potrà essere cancellato».
Chi vuole intraprendere questa carriera come fa a capire se sarà la scelta giusta?
«Bisogna chiedersi se si è disposti a dedicare la propria vita per aiutare il prossimo. Chi vuole fare il carabiniere per arrestare i criminali deve capire che quello non è l’unico compito; il dovere principale è assicurare al cittadino il benessere che merita e trattarlo con il dovuto rispetto. Ragazzi, dovete sapere che questa professione porta molte soddisfazioni, ma soprattutto grandissimi sacrifici».
Vitantonio Sisto è con noi ormai da quasi tre ore. È stato disponibile, generoso nelle risposte e ci ha dato tanti consigli utili. Ci saluta, si alza e torna in prima linea contro il crimine e al fianco dei cittadini.
Grazie Comandante!

Nelle foto:
il comandante Sisto accoglie i giovani reporter
il maggiore Sisto durante l’intervista

1 luglio 2022 – © riproduzione riservata

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